Editoria

Il valore del Pluralismo: il monito di Mattarella e la lezione di Ciampi non “bastano” ai tagli di Crimi

Non sono tempi belli per la stampa italiana, alle prese con demonizzazioni, accuse e tagli draconiani che ricadranno su quelle testate più deboli che assicurano ai territori e alle minoranze il diritto fondamentale dell’informazione.

Ma una luce, resta. E arriva dal Quirinale da dove il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un importantissimo messaggio all’associazione della Stampa Parlamentare a cento anni dalla fondazione. Sottolineando la funzione insostituibile che i giornali hanno rivestito nella storia nazionale “In questo secolo di vita i giornalisti hanno accompagnato le vicende alterne del Parlamento italiano, contribuendo a scriverne di fatto la storia, attraverso la cronaca quotidiana degli avvenimenti. In particolare con la nascita della Repubblica, la stampa parlamentare ha costituito un importante e necessario completamento della vita democratica, non soltanto nella preziosa opera di pubblicizzazione dei lavori delle Camere ma anche costituendo un presidio di libertà, di critica e di controllo, in perfetta linea con lo spirito e i valori della nostra Costituzione”.

Mattarella non si tira indietro nell’analizzare la drammatica situazione attuale: “Oggi il mondo dell’informazione è in continua evoluzione: la stampa parlamentare è stata al passo con i tempi, dotandosi di regole statutarie sempre più stringenti, sia in materia di trasparenza, sia per adeguarsi ai nuovi mezzi di comunicazione in modo da raggiungere un pubblico di cittadini sempre più vasto”.

E poi fa sentire la sua voce a difesa dei diritti costituzionali sanciti dalla Carta a tutela dei cittadini: “Com’è noto, la nostra Costituzione non si limita stabilire principi e valori, ma chiede allo Stato di farsi parte attiva per il loro raggiungimento. Questo vale, naturalmente, anche per la libertà di opinione e di espressione. Il pluralismo informativo è un valore fondamentale per ogni democrazia, che va difeso e concretamente attuato e sostenuto. L’augurio che vi invio è quello di continuare a raccontare, ogni giorno, con determinazione e obiettività, la vita delle Camere, le istituzioni dove si esercita pienamente la sovranità popolare, che sono al centro della nostra vita politica e democratica”.

Che la Costituzione ponga al centro il pluralismo e lo intenda quale diritto fondamentale per il cittadino è lezione antica che, nonostante i tempi, non va assolutamente dimenticata. La tradizione in tal senso, diciassette anni fa, fu ripresa e sottolineata con veemenza da un altro grande Presidente della Repubblica come è stato Carlo Azeglio Ciampi. Era il luglio del 2002, le Camere alle prese con l’ennesima riforma del settore editoriale. E Ciampi scrisse, in un lungo intervento, il primo da Presidente: “E, tuttavia, il pluralismo e l’imparzialità dell’informazione non potranno essere conseguenza automatica del progresso tecnologico. Saranno, quindi, necessarie nuove politiche pubbliche per guidare questo imponente processo di trasformazione. E’ questo un problema comune a tutti i paesi europei, oggetto di vivaci dibattiti e di proposte innovative”. I casi di oggi dimostrano quanto fu facile profeta.

E in conclusione: “Lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e delle reti di comunicazione è qualcosa di più di un avanzamento tecnico: configura un salto di qualità; muta il contesto nel quale si esplica la vita culturale e politica dei popoli; apre straordinarie possibilità di conoscenza, di nuovi servizi, di partecipazione, di crescita individuale e collettiva. Dobbiamo vivere questo momento di transizione con consapevolezza e fiducia. Un processo di innovazione affidato alle forze della società, promosso e accompagnato dall’azione pubblica in una appropriata cornice normativa, è la base per una nuova stagione di sviluppo morale e materiale della Nazione. E’ questa una sfida che coinvolge tutte le istituzioni: saper tradurre l’innovazione in una grande opportunità di formazione per i cittadini. Non c’è democrazia senza pluralismo e imparzialità dell’informazione: sono fiducioso che l’azione del Parlamento saprà convergere verso la realizzazione piena di questo principio”. La sfida, a diciassette anni di distanza è ancora aperta.

Ma dall’altra parte c’è chi, pare, non aver voglia di ascoltare né Mattarella né il suo illustre predecessore. E così il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, a margine di un convegno sulla tecnologia 5G ha affermato, abilmente, che:Il sostegno pubblico non a caso è chiamato ‘fondo per il pluralismo’. Molti errori sono stati fatti in passato. I governi non hanno colto i profondi cambiamenti che stava vivendo il mondo dell’informazione, operando con strumenti gia’ sorpassati. Va chiarito che per il 2019 non ci saranno tagli che invece opereranno progressivamente dal 2020, ma solo per le imprese che percepiscono oltre 500mila euro l’anno. Ciò significa che non penalizzeremo le realtà piccole, locali, indipendenti dai poteri forti e dai grandi gruppi economici”. Non c’è bisogno di essere tecnici del settore per capire che la cifra soglia di Crimi è una trappola retorica e che, nell’economia di un giornale locale, talora non basterebbe nemmeno a pagare la carta.

Redazione CCE

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