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Il gruppo l’Espresso prima fa il pieno e poi licenzia

Il gruppo l’Espresso riceverà a breve oltre cinquecento milioni di euro dalla Fininvest per il lodo Mondadori. Molto più di una boccata d’ossigeno, un fiume di denaro, che rischia di compromettere definitivamente le sorti del gruppo della famiglia Berlusconi. Un bene per una parte del Paese, quella che vive ogni giorno della propria vita con l’unico pensiero di distruggere il nemico maximo, l’uomo dai mille nomi, caimano, giaguaro, sempre in attesa di essere smacchiato o asfaltato dagli avversari. Avversari che possono contare sulle truppe cammellate dei lettori di Repubblica, il grande caso editoriale degli anni ottanta, il giornale che ha poi dettato l’agenda politica ed economica del Paese nel successivo ventennio; un gruppo che ha avviato la seconda Repubblica e ne ha poi decretato la morte; ed ancora non ha deciso quali saranno le sorti della terza, se dovrà nascere. Un’armata vera, gli uomini che lavorano nei giornali di Berlusconi, a confronto, ricordano davvero i seguaci di Brancaleone, coesa e compatta e che va avanti sotto l’egida del politicamente corretto. Un’armata che ha ricevuto una ricchissima dotazione di mezzi finanziari proprio dal nemico di sempre, condannato ad un risarcimento incredibile. Eppure, nonostante tutto, il giornale diretto da Ezio Mauro ha annunciato un piano di esuberi drammatico per fare quadrare i conti. Qualcosa non quadra, ma non si può dire.

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