IL FUTURO DELL’EDITORIA PUNTA SUI CONTENUTI: ARRIVA IL “LIBRO LIQUIDO”

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Il libro cambia e va al di là della diatriba tra carta e digitale. Si tratta del contenuto, che dovrà modificarsi a seconda di chi lo guarda e del supporto su cui desidera leggerlo. Il concetto è stato utilizzato al Salone del Libro di Torino da Vincenzo Russi, direttore generale del Cefriel (Politecnico di Milano) mentre Amazon vendeva i suoi Kindle e gli editori tornavano a criticarne l”imperialismo”.

La cornice era “Vivere in rete”, tavola rotonda scelta per discutere delle mutazioni tecnologiche, dei due milioni e mezzo di tablet e dei 32 milioni e mezzo di smartphone che circolano in Italia, del mercato degli e-book e di quello dell’e-commerce. Russi ai dati ha aggiunto un consiglio: “Gli editori non devono pensare solo al supporto ma anche al contenuto del libro, che diventerà liquido”. In parte sta già accadendo, lo si vede con la realtà aumentata degli e-book, con i libri di testo integrabili dagli utenti e con le nuove app. Una fra tutte, quella che book republic presenterà sabato al Lingotto e che promette una nuova esperienza di lettura, questa volta in mobilità: il romanzo si legge con gli occhi, ma poi quando si deve uscire di casa, ecco la possibilità di passare all’ascolto.

Si riprende esattamente dal punto in cui si era finito, una full immersion nel libro anche se non nelle pagine.
Queste, e molte altre, sono le mutazioni tecnologiche che annunciano la “primavera digitale” ma sono solo un assaggio del “libro liquido”. La strada è tutta da tracciare. Ai contenuti gli editori dicono di pensarci, ma non sopportano la parola. Spiega Gian Arturo Ferrari: “Amazon e Google vivono elaborando software sempre più potenti e dal loro punto di vista i libri sono solo materia bruta, tant’è che chiamano l’opera dell’intelletto contenuto”. Riduttivo senza dubbio.

Riccardo Cavallero (Mondadori) pensa che sia arrivato il momento di premere sull’acceleratore: “O prendiamo decisioni nei prossimi 18-24 mesi oppure siamo fuori dai giochi”. Stefano Mauri (Gems) sa che il suo mestiere sarà sempre più difficile, ma dice di non essere spaventato: “Penso che ci siano delle autorità con il compito di preservarci da posizioni dominanti e dalla pirateria”. Più critico di tutti, nei confronti dell’azienda di Jeff Bezos, è Dario Giambelli (Feltrinelli). Torna a parlare, sempre in riferimento alla società di Seattle, di imperialismo culturale. Nel frattempo, mentre si studiano le strategie di vendita, si affacciano nuovi concetti. Quello di libro liquido prima di altri.

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