II Fatto, altri azionisti in uscita

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Bruno Tinti, azionista dell’Editoriale II Fatto con l’8,13%, lo conferma a ItaliaOggi: «È vero che, oltre a Francesco Aliberti, ci sono altri soci del Fatto che vorrebbero vendere la loro quota». E, peraltro, sul mercato si dice che uno di quei soci sia proprio Tinti. Ma sulla questione l’ex magistrato preferisce non commentare. Tuttavia, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, le fette di capitale della Editoriale II Fatto che sarebbero disponibili per eventuali (e solidi) acquirenti ammontano al 56,91%. Ovvero, una quota di maggioranza. I soci, definiamoli così, fedelissimi del quotidiano sono Marco Travaglio (4,87%), Cinzia Monteverdi (16,26%), Antonio Padellaro (16,26%), Marco Lillo (2,44%) e Peter Gomez (3,25%). Quelli invece che, a fronte di una interessante offerta, potrebbero lasciarsi tentare sono, oltre a Francesco Aliberti (16,26%, che ha ufficializzato I’ intenzione di monetizzare), pure Luca D’Aprile (16,26%), Chiare Lettere (16,26%), e, appunto, Tinti (8,13%). Per un totale, come detto, del 56,91%. A fare un po’ di chiarezza sul futuro della casa editrice del quotidiano, comunque, ci pensa Monteverdi, amministratore delegato della Editoriale: «E’ vero, ci sono alcuni soci che potrebbero avere voglia di vendere, non lo escludo. Di sicuro, al momento, quello che ha più esigenze di vendere, e lo ha ufficializzato, è Aliberti. Comunque il fatto che una quota rilevante, oltre il 50%, possa essere messa sul mercato non mi preoccupa assolutamente. Innanzitutto, i soci che restano, quelli operativi, la banda che ha fondato il Fatto, hanno un diritto di prelazione sulle quote messe in vendita (prelazione, tuttavia, difficilmente esercitabile perché Travaglio, Padellaro, Monteverdi ecc. non hanno le spalle così larghe, ndr). Inoltre, gli eventuali soci entranti devono essere approvati dagli altri, in funzione dei principi ispiratori alla base del Fatto quotidiano. Verranno sottoposti a un severo screening. Infine, anche se dovessero entrare in possesso della maggioranza, non potrebbero comunque governare la società, poiché ci sono diritti diversi e categorie di azioni differenti. Quindi, a meno che uno non voglia scassare la società, non avrebbe interesse a rilevare la maggioranza senza il consenso dei Cinzia Monteverdi soci operativi fondatori, di chi materialmente pensa e realizza il giornale». Monteverdi è peraltro piuttosto cauta sulla possibilità effettiva che possano essere cedute molte quote: «So che anche la scorsa estate alcuni soci hanno sondato il mercato per vendere. A oggi io so per certo che non c’è nessuna trattativa in corso». Neppure quella di Aliberti con Proto risponde Monteverdi, «e comunque escludo che il signor Proto possa mai diventare azionista del Fatto quotidiano. I nuovi even- Marco Travaglio tuali azionisti devono avere una visione di lungo termine, poiché II Fatto quotidiano produce sì ancora utili, ma è chiaro a tutti che le imprese editoriali stiano vivendo una fase difficile. Noi stiamo spingendo sul passaggio delle attività verso il digitale, ma la strada è in salita». Come si è chiuso il mese di gennaio 2013? «Siamo soddisfatti sul fronte delle vendite in edicola, e abbiamo chiuso sopra le previsioni, poco sotto le 50 mila copie medie», sottolinea Monteverdi. «C’è stato lo scoop sul Monte dei Paschi di Siena, e, ripeto, ora dobbiamo dedicarci alla integrazione carta-sito (entro sei mesi, come anticipato da ItahaOggi del 26 gennaio, la redazione cartacea si dovrebbe fondere con quella online, il direttore unico diventerà Gomez mentre Padellaro resterà presidente della Editoriale ed Lavoriamo molto anche sulla raccolta pubblicitaria. E poiché, finora, è stata molto bassa, tutto quello che arriva in più va direttamente a margine. Nel 2013 stiamo crescendo sul 2012, e il nostro obiettivo è di portare a break even il sito (che, finora, ha perso oltre un milione

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