I “LIBROIDI” DELLE CELEBRITÁ

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Senza storia, senza concetti e idee precise da comunicare, magari senza un “vero” autore, ma vendono tante copie. Stiamo parlando dei “libroidi”. Gian Arturo Ferrari, su La Repubblica di oggi, chiama così quegli oggetti che hanno tutti i crismi formali di un libro, ovvero editore, copyright, indice, eppure se ne distanziano per il contenuto.
Ma di che libri, o libroidi stiamo parlando? Ce n’è sono di tutti i tipi e riguardano tanti campi dello scibile umano. Prendete fiato e via: oroscopi, ricette, barzellette, vignette, ginnastica, dietetica, citazioni famose, regole per avere successo.
Sarà mica tutta robaccia? Tutta no, ma la maggior parte sì. Come sempre esistono le eccezioni che confermano la regola. Ferrari cita “Contaminuti”, di Elena Spagnol, un libro di cucina che avrebbe contribuito all’emancipazione femminile partendo proprio dai fornelli. E poi c’è il più celebre “Io speriamo che me la cavo”, di Marcello D’Orta, un dipinto ironico che ci dice tanto sul meridione italiano di un tempo e di oggi. Da considerare che sono esempi “datati”.
Tornando ai cosiddetti libroidi Ferrari ne sottolinea una caratteristica fondamentale. Sono quasi tutti “emanazione” di celebrità. Insomma per dirla all’americana si tratta spesso di celebrity books.
Ecco come funziona: il vip di turno si fa garante del contenuto e mediatore tra quest’ultimo e il pubblico. È Semplice.
Quando parliamo di vip intendiamo una vasta gamma di personaggi: calciatori, conduttori, comici, personaggi della cronaca, politici, ospiti televisivi, industriali e sicuramente altri. La gente, per la maggior parte delle volte, si fida e compra il libro caldamente consigliato dalla celebrità.
Per Ferrari tali libri «non sono vincolati ad un preciso contenuto, ma sono segmenti, depositi, grumi di opinioni, episodi, ricordi, materiali vari» che traggono forza dalla celebrità che li scrive e pubblicizza.
Ma perché tante persone famose hanno questa insopprimibile amore per la penna? Per cercare di guadagnare vendendo il proprio prodotto, direte voi. Certo che guadagnare dei soldi non dispiace a nessuno, ma per Ferrari il movente originario è più sottile e molto intrigante. Le celebrità scrivono libri per poterli pubblicizzare, ma attenzione. Lo spot non è finalizzato solo alla vendita del libroide (che magari avviene), ma anche alla affermazione e al consolidamento della posizione della celebrità all’interno dei media televisivi. Infatti la tv ha un ruolo cruciale. È tramite tale medium che la star pubblicizza il libro e quindi, di riflesso anche sé stesso; e sempre tramite la tv che il libroide conquista il pubblico e il mercato.
Tale fenomeno non è conosciuto solo in Italia, anzi, come in molte altre cose sono stati gli Usa i pionieri.
Ferrari ci spiega la nascita del primo “esemplare”. Siamo nel 1994. La Knopf, una delle case editrici più prestigiose d’America, edita “In cucina con Rosie”. Questa Rosie era la cuoca personale di Oprah Winfrey, famosa star televisiva e conduttrice dell’allora più seguito talk show. Bene. La Winfrey si fece garante della sua Rosie e il libro scalò le classifiche di tutti i tempi della Knopf, vendendo più di tutti i grandi autori letterari, editi dalla casa, messi insieme. Le ricette di Rosie fecero per 3 anni la fortuna della Knopf. De gustibus non disputandum est, diciamo con rammarico.
Egidio Negri

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