I giornalisti Rai pronti allo sciopero contro il taglio del canone

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Ci siamo: i giornalisti Rai sono pronti allo sciopero contro i tagli al canone. Si è mossa l’assemblea nazionale dei comitati di redazione e dei fiduciari. Che ha deciso di dar mandato all’esecutivo Usigrai per la programmazione delle astensioni dal lavoro. Ma questa volta non si tratterà di pacchetti di scioperi come gli altri. I giornalisti Rai, per protestare contro la scelta di limare il canone, sono pronti a lanciare una campagna che si chiamerà “Rai 2027” e sarà intitolata al “sindacato per un servizio pubblico delle cittadine e dei cittadini”. E che dovrà concretizzarsi in “una serie di iniziative a livello regionale di cui I cdr e i fiduciari saranno capofila, coinvolgendo le realtà sociali, politiche, culturali e di categoria presenti nei territori per affrontare il tema del ruolo del servizio pubblico e del suo finanziamento anche in vista del rinnovo della concessione che scadrà nel 2027”.

La riunione dell’assemblea dei Cdr e fiduciari si è svolta martedì e mercoledì scorsi a Sacrofano. Il messaggio che arriva dall’incontro è netto e senz’appello: “Forte preoccupazione per la grave situazione finanziaria in cui versa l’azienda, con un debito crescente aggravato dal taglio del canone”. Il documento, approvato a stragrande maggioranza e con un solo voto contrario, parla chiaro: “Preoccupa rispetto alla tenuta del bilancio della Rai il previsto passaggio in fiscalità generale di una quota del canone, eliminata dalla bolletta. La scelta infatti rende la Rai dipendente dalle decisioni del Governo di turno, che può decidere, di finanziaria in finanziaria, se mantenere o meno il contributo, in palese contraddizione con l’autonomia e l’indipendenza del Servizio pubblico, così come indicato dall’Europa”. Ma c’è altro: “L’aggravarsi della situazione economica, che si accompagna al calo di ascolti – affermano Cdr e fiduciari – , determinato dalle scelte di palinsesto, alla diminuzione delle entrate pubblicitarie, è stata ribadita dall’amministratore delegato Roberto Sergio, che recentemente ha parlato di un piano industriale che a queste condizioni sarà di ristrutturazione. La parola ristrutturazione richiama la riduzione di settori aziendali e quella del perimetro occupazionale, l’impossibilità di fare investimenti e di estendere i diritti a colleghe e colleghi precari che lavorano nelle redazioni dei programmi”.

Secondo quanto emerso dall’assemblea di Sacrofano: “Si sta già realizzando una progressiva diminuzione degli organici nelle redazioni, il taglio delle risorse per i settori tecnologici e dei budget per le troupe. Con un progressivo depotenziamento del ruolo della Rai, particolarmente grave sui territori, dove i cittadini segnalano anche la difficoltà di ricevere il segnale. Serve un deciso stop alle prime utilizzazioni e ai contratti esterni con agenti e società di produzione che stanno logorando le casse della Rai”. Pertanto, denunciano i giornalisti: “C’è necessità invece di un piano di investimenti sulle professionalità interne, con nuove selezioni pubbliche e la stabilizzazione dei precari della Fase 2, la formazione e le tecnologie in grado di proiettare la Rai nel prossimo decennio. Non è inoltre rinviabile una decisa iniziativa aziendale a tutela del sistema di finanziamento della Rai, messo in crisi dalle decisioni che il governo si appresta a varare con la prossima legge di bilancio”.

Data l’analisi, intuire le richieste dei giornalisti è semplice: “Una nuova legge di governance che liberi la Rai dall’influenza di partiti e Governi e l’urgenza di adottare un sistema di finanziamento del servizio pubblico che garantisca risorse certe e di lunga durata”. L’assemblea ha inoltre reso noto di aver dato mandato all’Esecutivo Usigrai “di programmare un percorso progressivo di iniziative di protesta fino a un pacchetto di scioperi, volte alla salvaguardia del Servizio pubblico, utilizzando ogni modalità di comunicazione per spiegare le ragioni delle iniziative sindacali alle cittadine e ai cittadini”. Un’altra mobilitazione pronta a partire, dunque, dopo quella già annunciata dai precari di viale Mazzini. 

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