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Guerra di cortile tra Fieg e le edicole. Manca l’accordo nazionale sulle rivendite e sull’aggio

Democrazia, libertà di stampa e pluralismo. Molti “soloni” si riempiono la bocca pronunciando queste parole. Dibattiti televisivi, interviste, interpellanze parlamentari. Per non parlare poi nelle audizioni nelle Commissioni dei palazzi del potere. Mai nessuno che spenda due righe per le edicole. Come se fossero una categoria “invisibile”. Eppure è grazie a loro che il carrozzone va avanti. E’ grazie a questo piccolo esercito di qualche migliaia di persone che l’editoria italiana riesce ancora a sopravvivere, e i tanti giornalisti riescono ancora a lavorare. Eppure…
La Fieg e la FNSI invece di issare un monumento alla categoria degli edicolanti, la osteggiano, la ignorano e talvolta la maltrattano. Non c’è un giorno che i giornali e le agenzie di stampa non riportino i problemi degli editori e dei giornalisti. La crisi di “Repubblica” e del “Corriere” ha dominato la scena negli ultimi mesi. Cassa integrazione per i giornalisti, perdite per gli editori, diminuzione di vendite e diffusione. In alcuni casi addirittura chiusura di redazioni e quotidiani. Mai nessuna parola per le edicole. Mai nessuno che parli del rinnovo dell’accordo nazionale per le rivendite di giornali e riviste ormai inadeguato e scaduto dal 2009. Il nemico giurato sono infatti proprio gli editori che concedono un aggio sempre più risicato agli edicolanti: dal 21% a copia venduta si è scesi al 19%. E ora alcuni temono che si possa abbassare ulteriormente. Perché se la stampa è in ginocchio a causa della crisi economica e del cambiamento epocale che con Internet ha fatto precipitare le vendite dei giornali cartacei, nella piramide dell’editoria a cadere per primi sono i giornalai. Ultimo anello di una filiera che dall’editore al distributore taglia i costi proprio su chi non ha nessun potere contrattuale. C’è poi il problema delle liberalizzazioni che ha contribuito ad affossare ulteriormente le edicole. E qui non conta solo il fatto che i giornali siano in vendita presso le grandi catene di distribuzione ma soprattutto il “nodo” delle differenti leggi regionali che non permettono all’edicolante di poter vendere liberamente alcuni prodotti “a corredo”. E’ impensabile che ad esempio a Milano le edicole non possono vendere le bottigliette d’acqua, mentre a Bologna invece sì.
Altro problema ricorrente sono i “corrieri” che prendono i giornali dagli editori e li consegnano alle edicole. Sempre più spesso capita che le copie non vendute che vengono  restituite non corrispondano a quelle rimborsate.  Insomma i corrieri, che sono anche loro sottopagati dalle grandi società di distribuzione, tendono a fare la cresta, e così a forza di non stornare una copia a un’edicola e una a un’altra, si fanno un piccolo gruzzoletto a danno delle edicole.
Infine, ma non ultimo, il problema delle riviste. Sono pochissimi gli editori a cui interessano realmente i dati di vendita delle edicole. La raccolta pubblicitaria si basa soprattutto sulla diffusione. E via allora allo sbarco di merce “invendibile” recapitata agli edicolanti. Loro pagano in anticipo e subito. Sono il bancomat dell’editoria italiana. Sarebbe meglio che qualcuno iniziasse a parlare dei problemi reali della filiera invece di “riempirsi” la bocca con parole al vento…

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