Nuova offensiva anti-trust contro Google. Stavolta il terreno dello scontro è quello “domestico”: trentasei Stati americani sono pronti a dare battaglia contro il colosso di Mountain View. Al centro della vertenza, ancora una volta, la gestione del Play Store. Secondo quanto lamentano i 36 Stati, Google negherebbe spazio agli sviluppatori indipendenti.
La causa è stata presentata davanti alla Corte Federale della California. Tra gli altri, a sostenere l’accusa sono gli Stati dell’Utah, Arizona, North Carolina, Tennessee, New York, Iowa e Nebraska. Ai ricorrenti si sarebbe aggiunto anche il distretto di Columbia. I ricorrenti lamentano la violazione delle normative anti-trust nella gestione dello spazio per la gestione e la proposta delle app. Secondo quanto riporta Politico, le nuove accuse vanno unirsi agli altri ricorsi. Uno, già presentato a ottobre scorso da 14 Stati, sulle strategie per “dominare” il mercato degli smartphone. E altri due, poi: il primo presentato a dicembre sui metodi di ricerca e il secondo sulla complessa questione delle politiche in tema di pubblicità online.
Per Google, però, il documento presentato davanti ai giudici californiano è infondato nel merito. In una nota ufficiale, il colosso di Mountain View ha ricordato che Android ha incrementato la possibilità di scelta agli utenti. Quindi ha ristabilito la sua politica di concorrenza “forte ma corretta”. E ha rivendicato di aiutare gli sviluppatori a raggiungere il successo nelle loro creazioni. Insomma, per Google, il ricorso è completamente infondato. Perché ignora quanto le aperture di Android e quindi di Google Play al mercato. Intanto in Europa, per Google, è tempo di difendersi da accuse analoghe. Dopo la raffica di sanzioni tra Italia e Francia, l’Ue ha annunciato un’investigazione proprio sulle strategie pubblicitarie.
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