Gli editori cattolici scrivono a Conte: “Tre idee per far ripartire il settore”

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L’editoria cattolica ha affidato a una lettera indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte e al governo alcune proposte per potenziare il settore e venire incontro ai lettori e alle imprese, specialmente in un periodo così duro come questo. La missiva, firmata da Uelci e Consorzio editoria Cattolica ha chiesto a Conte: “Alcune misure urgenti da prendere in favore del lettore: si tratta di operare un cambio radicale di prospettiva, al di là dei pur necessari interventi generali a favore delle aziende che prospettano un sostegno alla produzione e una tregua finanziaria alle prossime difficoltà. Uelci e Cec (l’editore del portale Rebeccalibri.it) rappresentano l’intera filiera dell’editoria religiosa che in Italia conta oltre 350 editori attivi, che pubblicano circa 5.000 novità ogni anno, e quasi 200 librerie di catena e indipendenti, oltre ad aziende di promozione e distribuzione libraria”.

Quindi hanno sostenuto che : “Poiché in Italia pesa la scarsa diffusione della lettura, occorre raggiungere il lettore e aiutarlo sia a ritrovare fiducia nel libro come strumento di crescita personale e sociale, sia a fargli frequentare nuovamente le librerie, dando così ossigeno all’editoria libraria, su cui poggia gran parte della formazione culturale e della circolazione delle idee nel nostro paese”.

Da dove partire? Per gli editori cattolici  la via è tracciata: “Occorre partire dai nuclei familiari che affronteranno le sofferenze economiche della ripresa e che potrebbero non essere in grado di alimentare i loro consumi culturali e quindi sostenere la produzione editoriale. Due i qualificati strumenti che vengono proposti: la detraibilità fiscale delle spese per acquisto di libri presso le librerie (nel medio e lungo termine), un bonus per nucleo familiare per le spese destinate all’acquisto di libri e periodici (nel breve) da consumarsi entro dicembre 2020”.

Ma c’è anche una terza opzione da non trascurare. Secondo gli editori cattolici, infatti: “Si potrebbe invertire la rotta e incentivare nuove aperture garantendo un credito di imposta pari al 60% dell’investimento e il necessario supporto finanziario, tramite linee di credito agevolate a medio termine. Tutto questo concorrerebbe al sostegno della domanda e allo sviluppo della conoscenza, della cultura, del progresso civile ed economico, in sintesi alla formazione e al benessere dei cittadini”.

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