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Giornalisti. Anzaldi:”stop a speculazione su corsi di formazione”

“Sui corsi di formazione obbligatoria per i giornalisti si sta alimentando una vera e propria speculazione, che colpisce in particolare i meno garantiti e i precari. Dagli ordini regionali sono arrivati molti riscontri positivi all’idea di mettere mano alla questione, mi auguro che anche l’Ordine nazionale ascolti la voce degli iscritti”.
E’ quanto sostiene il deputato del Partito democratico, Michele Anzaldi, in un intervento pubblicato su “Huffington Post” a proposito della riforma Severino sugli ordini professionali, che coinvolge anche i cronisti. “A creare maggiori problemi – scrive Anzaldi – e’ l’impossibilita’ per tutti gli ordini regionali a far fronte a tutte le richieste dei giornalisti (110 mila circa in tutta Italia), che se non maturano i crediti vanno incontro a sanzioni disciplinari. I corsi ufficiali e accreditati dagli ordini in molte regioni, soprattutto le maggiori, fanno fatica a soddisfare la domanda e i corsi, sottoposti peraltro ad un iter burocratico, sono gia’ pieni da settimane, fino alla fine dell’anno con il risultato che per ottemperare alla normativa si ricorre anche ai corsi a pagamento. I cronisti devono quindi partecipare a proprie spese (si parla di costi anche di 700 euro) a corsi di formazione, sacrificando anche l’orario di lavoro. Per un freelance, ad esempio, la perdita e’ doppia: deve pagare il corso e durante le lezioni non puo’ lavorare, perdendo quindi anche la retribuzione”.
“Di fronte a questa situazione – aggiunge Anzaldi – ho proposto la presentazione di un emendamento ad hoc, nel primo provvedimento utile all’esame del parlamento, per rivedere almeno il regolamento applicativo della legge Severino, e chiedero’ l’impegno di tutto il gruppo Pd. E’ chiaro che per la professione giornalistica esistono anche altre priorita’, come la riforma dell’Ordine fermo a cinquanta anni fa, ma appare singolare che un settore gia’ fortemente penalizzato dalla crisi economica e dalle ristrutturazioni aziendali debba subire anche il disagio di una norma scritta male e applicata peggio”.

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