GIORNALI E TV IN CRISI, PLURALISMO IN DIFFICOLTÀ… MENO MALE CHE C’È AL GORE (di Enzo Ghionni)

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Il mancato rinnovo del contratto tra Current, la televisione del politicamente correttissimo Al Gore, e Sky è stato al centro del dibattito politico sull’informazione e sul pluralismo. L’emittente di Murdoch, dopo essere stata vista, soprattutto a sinistra, come baluardo democratico contro il duopolio Rai-Mediaset, improvvisamente è diventata una formidabile alleata di Berlusconi. Il fatto è che Sky ha ridotto il corrispettivo previsto a favore di Current per essere visibile all’interno della piattaforma a pagamento. E ciò rischia di mettere in difficoltà l’emittente di Al Gore. In realtà, negli ultimi cinque anni, centinaia di operatori italiani hanno creato nuovi canali satellitari, con la prospettiva di un mercato che, secondo le previsioni, poteva essere profittevole. Investendo centinaia di milioni di euro e mettendo in moto una macchina che complessivamente valeva diverse migliaia di occupati. Lo Stato avrebbe dovuto avere un ruolo attraverso il rimborso di parte dei costi di connessione satellitari e di una quota minima rispetto alla produzione dell’informazione. Ma, purtroppo, il mercato ha dimostrato che di rose ce n’erano poche e di spine tante. Alcune, per l’appunto, di mercato, in termini di raccolta pubblicitaria ed altre, invece, di natura regolamentare. Una per tutte: l’impossibilità per gli utenti di scegliersi la numerazione dei canali sulla piattaforma satellitare. Ragione per la quale il numero veniva attribuito da Sky, teoricamente un concorrente, con sovrapposizione, forse non casuale, tra emittenti di informazione, erotiche, televendite e maghi. Ed il Governo ha aggravato la situazione eliminando di fatto il rimborso pieno delle tariffe. Non mi esprimo sul merito; ma sicuramente sul metodo; non vi è stata alcuna discussione ed analisi sugli effetti. Che ci sono stati, e come. Decine di milioni di euro buttati in fumo e migliaia di posti di lavoro persi.
Anche sul fronte del digitale terrestre la situazione si sta incamminando sul medesimo binario. Infatti, i fornitori di contenuti, in altri termini le imprese come Current, cui manca, però, un mentore come Al Gore, non soffrono solo per un mercato asfittico; ma anche per alcune decisioni, come quella di non assegnare loro i numeri, che vengono, invece, attribuiti con grande generosità alle emittenti preesistenti. Una barriera all’ingresso per i nuovi operatori che risiede nella necessità di garantire l’esistenza alle televisioni locali storiche; che sopravvivono in un mercato inesistente grazie al commercio di frequenze; ed ora a quello di numeri. Sicuramente business più profittevoli che produrre palinsesti che interessino ai cittadini e che producano ricavi pubblicitari. Ma di tutto questo non si parla, perché non c’è Al Gore a sponsorizzare la battaglia politica. Che dire, poi, del ruolo, del tutto passivo, dell’Autorità meno autorevole della storia d’Italia, quella per le garanzie nelle comunicazioni, che dovrebbe, per definizione, regolamentare ex ante ed interviene, invece, molto ex post. Direi a funerali avvenuti.
Infine, la situazione della stampa. Il mondo dell’informazione sta vivendo una trasformazione epocale; e richiederebbe regole nuove e certe. L’unica certezza, invece, alla faccia dei tagli lineari, è che lo stanziamento a favore del settore in pochi anni è passato da circa 700 mni di euro a poco più di 100. E che di riforma, a parte qualche spot, quelli costano poco, come quello degli Stati generali dell’editoria, nessuno ne parla. E l’intera gestione del settore è oramai rimessa a sistemi e procedure da basso impero. Ma anche qui, nessuno ne parla. Non c’è Al Gore. Per la cronaca l’Autorità, quella di cui sopra, ed i cui corridoi sono consumati dai lobbisti delle maggiori società di telecomunicazioni, da noi interpellata per un’audizione, ben ha ritenuto non solo di non concederla; ma di non rispondere nemmeno, dimostrando, educazione a parte, l’interesse reale per quello che dovrebbe essere il suo mestiere: tutelare il pluralismo. Ed allora va avanti Tremonti con il pallottoliere, tagliando senza sapere cosa taglia, tanto il problema italiano oggi è un altro; non è che Current va in difficoltà?

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