Giornali in crisi: si salvano solo quelli on line

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Con l’avvento del web, prima timidamente poi in maniera sempre più spavalda, sono nate le prime testate giornalistiche digitali che hanno fatto da apripista alle tante realtà editoriali ben strutturate, oggi all’apice del successo.
In netta controtendenza rispetto ai fratelli maggiori della carta stampata, i giornali on line riportano bilanci in utile, abbonamenti in crescita e ricavi pubblicitari che ogni anno aumentano in maniera esponenziale, segnando percentuali a due cifre.
Come un vento impetuoso d’oltreoceano, la diffusione è iniziata nel 1990 negli States quando il quotidiano UsaToday fu il primo a lanciarsi nella Rete, con un abbonamento mensile pari a 19 dollari.
Quattro anno più tardi, nel Belpaese,  L’Unione Sarda pubblicò on line la prima pagina del giornale, in una sorta di “avveniristica sperimentazione”.
Da allora i maggiori quotidiani nazionali decisero di affiancare alla “collaudata copia cartacea” l’innovativa versione digitale. Solo più recentemente, anche per tentare di reagire all’inesorabile declino dei giornali off line, si sono diffuse redazioni attive esclusivamente sul web che, oltre ai testi veicolati in maniera diretta e sempre meno informale, arricchiscono l’informazione con contributi audio e video, tanto da diventare sempre più “omniamedia”.
Saltano subito agli occhi le differenze tra il vecchio e il nuovo modo di fare informazione: lo stile più fluido, il linguaggio più immediato, gli aggiornamenti in tempo reale, l’utilizzo del grassetto, sono solo alcune delle novità introdotte dai team digitali che fanno immediatamente presa sugli utenti.
Per la prima volta i lettori si sentono protagonisti e non soggetti passivi, interagiscono con la testata cliccando “mi piace” sulla notizia del giorno, inviano il proprio commento con un post, inseriscono il giornalista più seguito tra i “preferiti”.

I veri motivi del successo

Perché milioni di utilizzatori oggi preferiscono leggere notizie su internet?
L’ascesa rapidissima e l’affermazione che ha superato ogni più rosea aspettativa dei giornali on line, non nascono dal caso ma sono frutto di uno studio attento ed accurato che alcuni editori, più lungimiranti, hanno realizzato unitamente ad un team di professionisti, desiderosi di mettersi in gioco e che hanno scelto di non abbattersi difronte al perdurare di una congiuntura economica sfavorevole, come quella che tutt’oggi stiamo vivendo, che non ha precedenti.
Le scelte editoriali dei giornali on line, si differenziano al pari della “vecchia carta stampata” e la proposta trova più o meno accoglimento favorevole, in base alla qualità dei contenuti e alla fruibilità dei servizi offerti.
Il lettore, inoltre, ha la possibilità di “selezionare” le notizie di maggiore interesse nelle sezioni dedicate (cronaca, sport, politica, attualità) costruendo una sorta di “giornale on demand” realizzato ad hoc. Grazie alle app di ultima generazione, accessibili anche in mobilità attraverso tablet e smpartphone, l’utilizzatore può essere raggiunto ed aggiornato in qualsiasi momento, ovunque si trovi.
Certamente piattaforme come Affaritaliani, Lettera 43, Linkiesta, Soldionline, Adnkronos News, nel corso di questi ultimi anni hanno saputo conquistare un numero sempre crescente di follower fornendo un’informazione precisa, puntuale e personalizzata.
Ma non è tutto. Le testate on line devono la loro affermazione soprattutto al focus su cui hanno puntato: dall’economia, alla scienza passando per il gossip, si tratta di redazioni che sanno già in partenza di poter contare su un certo tipo di lettori appassionati del genere, più semplici da fidelizzare.
E’ proprio questo il caso di puntoinformatico.it,  preziosa fonte di notizie e punto di riferimento per gli amanti della tecnologia, un sito specializzato che propone tutte le ultime novità del settore hi-tech.
Altro punto a favore dei giornali on line è la presenza di staff dedicati alla condivisione delle news sui maggiori social network. Un esempio di successo, in questo senso, è rappresentato da Fanpage  un giornale partecipativo che, anche grazie alla condivisione su Facebook, Twitter, Linkedin, Google +, viene letto da circa 1 milione di persone al giorno.

Si può fare di più

Se è vero come è vero che molti giornali on line godono di ottima salute e che il gettito dell’advertising riesce a coprire i costi di gran lunga inferiori rispetto alle testate tradizionali, è pur vero che anche veicolare l’informazione digitale comporta investimenti e spese e che, accanto agli esempi più fortunati, esistono tante piccole realtà – soprattutto quelle spinte sulla territorialità – che necessiterebbero se non di contributi statali, almeno di agevolazioni fiscali o di un quadro normativo che tutelasse in maniera chiara e a condizioni vantaggiose, anche i piccoli editori che si sono avventurati sul web.
Per il momento in Italia non c’è nulla di tutto di questo e sono già in tanti a lamentarsi di una carenza giuridico-amministrativa pro giornali digitali.
Paolo Madron e Marco Alfieri, rispettivamente fondatore e direttore di Lettera 43 e di Linkiesta denunciano la totale indifferenza da parte delle istituzioni nei confronti dei quotidiani attivi in rete.
Al coro si aggiungono anche Paolo Messa di Formiche.net e Angelo Maria Perrino di Affaritaliani che riferendosi ai cugini d’Oltralpe ci fanno osservare che, per incrementare lo sviluppo dei giornali digitali, in Francia è stato avviato un fondo pubblico (una sorta di azionariato popolare) a sostegno dell’intero comparto: una raccolta di denaro tipo crowdfunding, oggi tanto di moda, che per molte piccole e medie imprese rappresenta una boccata d’ossigeno. Magari non sarà la soluzione ottimale, ma è pur sempre un inizio.
In Italia, invece, nessuno mostra di avere questa priorità nella sua agenda, tanto che non è stato mai approvato nessun decreto a favore delle testate giornalistiche on line.

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