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GIORNALI A PEZZI. AL GOVERNO L’ARMA DEGLI STATI DI CRISI (IL MANIFESTO)

Ieri il quotidiano della famiglia Berlusconi il Giornale per dare maggiore credibilità agli attacchi contro la Repubblica e l’editore Carlo De Benedetti ha messo in campo anche Gianpaolo Pansa e il suo abusato revisionismo. C’è da tener presente che i giornali italiani, e in primo luogo la Repubblica e il Corriere della Sera, non sono nelle condizioni di alzare troppo la voce. Prima o poi dovranno fare la fila davanti a palazzo Chigi e al ministero del lavoro per chiedere accesso agli ammortizzatori sociali e quindi al denaro pubblico, ben manovrato dal capo del governo e dai suoi ministri.
I vertici di Rcs e del gruppo Espresso hanno sperato fino all’ultimo di poter evitare la richiesta dello stato di crisi ma le prime trattative sindacali hanno dimostrato che non bastano il taglio delle pagine e qualche dimissione spontanea per invertire la rotta di una crisi strutturale che sta travolgendo i quotidiani. E dunque presto o tardi i padroni dei giornali dovranno battere cassa.
Detto in altri termini nessuno dei grandi gruppi editoriali potrà evitare di sedersi al tavolo del governo per chiedere denaro. Davvero il governo potrebbe usare il suo potere per fare pressione sui giornali? A questa domanda nessuno vuole rispondere ma off record qualcuno dei gruppi editoriali che abbiamo citato teme che quella leva potrebbe essere usata in modo surrettizio, attraverso cavilli e rinvii, per mettere in difficoltà i giornali nemici o poco amici. Si vedrà nei prossimi mesi. C’è da dire che ad essere colpiti dalla crisi non sono soltanto Corsero e Repubblica ma anche altri quotidiani, anche se in misura minore, come ad esempio il Sole 24 ore e la Stampa.
(Dalla rassegna stampa ccestudio.it)

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