“Offendere l’editoria locale equivale a mortificare la democraziea”. Intorno alla dichiarazione di Enzo Ghionni, Presidente della Fiped si è concentrato il dibattito svoltosi ieri a Roma presso la sede della Camera a Palazzo Martini. L’occasione è stata propizia per aprire definitivamente un confronto delle parti sul tema della riforma dell’editoria. Tanti gli spunti interessanti che sono emersi dalla tavola rotonda (vedi anche rassegna stampa nella sezione apposita del sito), a cominciare da quelli normativi fino a quelli relativi alle problematiche del settore editoriale espresse dal Prof. Astolfo Di Amato, ordinario di Diritto delle Comunicazioni della Federico II:” Le leggi dell’editoria ci sono e vanno rispettate ma il mercato impone dei cambiamenti, e, pertanto, questi devono tener conto delle esigenze delle aziende e degli editori. Tutto va fatto garantendo ai giornali, specie quelli più piccoli, i necessari aiuti per competere nel mercato della globalizzazione. Il pluralismo va difeso con tutti i mezzi. Anche con misure di sostegno. Del resto – conclude Di Amato – i contributi alle imprese ditoriali sono presenti in tutti i paesi europei, e non soltanto in Italia. Qui sembra che si stia facendo solo scandalismo, dimenticando che le aziende editoriali rappresentano, nel panorama politico ed economico nazionale un patrimonio da preservare”. Il dibattito è proseguito poi con i contributi di Lorenzo Del Boca (Presidente odg) e Roberto Natale (FNSI). Interventi fermi e mirati a sottolineare l’importanza dell’editoria locale in termini di pluralismo, democrazia e in termini occupazionali. L’intervento delle categorie direttamente interessate (Ordine dei giornalisti e Sindacato)è stato di fondamentale importanza anche per il confronto che c’è stato con gli editori, soprattutto in riferimento al rinnovo del contratto. Non sono mancati al dibattito gli interventi politici. A prendere la parola sono stati dapprima Folena (Presidente della Commissione cultura della Camera) e poi Levi (Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria). Per Folena è stata l’occasione propizia per un sano confronto con l’editoria locale e le sue considerazioni in merito sono state interpretate come una mano tesa verso gli editori. Specie quelli più piccoli. ” Il DDL di riforma del settore editoriale rappresenta l’occasione giusta per sanare le tante norme di settore che si sono succedute negli ultimi anni. Mi auspico che l’iter parlamentare sia un’occasione di svolta e non di scontro politico. A tal proposito – continua Folena – mi auguro che tutte le federazioni degli editori che saranno ascoltate da qui a qualche mese alla Commissione Cultura della Camera arrivino con un tavolo comune di trattativa. Il governo è pronto a migliorare il DDL e a mettere fine ai veri sprechi. Ma per fare tutto questo c’è bisogno della collaborazione di tutti. Grandi e piccoli”. Molto più centrato sul DDL il discorso di Levi. Dopo aver presentato il testo alla platea, il sottosegretario ha puntualizzato che il dipartimento da lui diretto mira ad essere il modello per trasparenza. Sostegno sì. Ma stop alle truffe.”Mi auguro che il DDL trovi presto il consenso in Parlamento in modo da arrivare ad un testo unico dell’editoria. La Presidenza del Consiglio farà tutto il possibile, nelle proprie possibilità, per garantire il sostegno a tutti gli editori che svolgono in maniera onesta il proprio lavoro. Non c’è nulla da fare. Ormai l’editoria italiana viene vista sempre con sospetto. Bene ha fatto il Presidente della Fiped Ghionni a criticare aspramente questo stato di cose. Lo ha fatto anche nel discorso diretto a Levi a proposito della presenza della guardia di finanza nei nuovi uffici della presidenza: “Il sostegno all’editoria non è un costo della politica ma un costo della democrazia. E la democrazia ha un costo. Non è possibile criminalizzare un intero settore e creare un nucleo operativo della guardia di finanza che si occupa soltanto dell’editoria. Se questa è democrazia allora ci vorrebbero diversi nuclei speciali, a cominciare da quelli che si occupano di appalti pubblici e finanziamenti ad imprese collegate a banche o partiti. Ma i giornali no. Quelli, specie i più piccoli sono i difensori della vera democrazia. Le voci dei di tutti, specie dei più deboli”. Ma Levi non ha fatto una piega a proposito:”Io agisco così. Gli altri fanno quello che vogliono. Abbiamo spostato gli uffici della Presidenza facendo risparmiare allo Stato ben 1,5 mil. di euro all’anno ed al primo piano ho pensato bene di far insediare un nucleo speciale della Guardia di Finanza. Ognuno che viene in Presidenza deve capire con chi ha a che fare”. Lo sceriffo Levi va per la sua strada. Ma agli editori, per il momento, ma solo per il momento, interessa ascoltare la frase con cui Levi ha chiuso la seconda audizione alla Commissione Cultura della Camera lo scorso 30 ottobre:”Farò di tutto per mantenere con gli editori gli impegni presi, vale a dire di reperire i fondi necessari per il 2007 già in questa Finanziaria”. Aspettando gli sviluppi è di fondamentale importanza il fatto che in Parlamento si discuta di editoria.E la tavola rotonda organizzata dalla Fiped è stata un’occasione ghiotta di confronto per tutte le parti interessate.
Ivan Zambardino