Aprire le frequenze, produrre
nuovi programmi e costruire una corsia preferenziale per le tv
locali. Sono le tre priorità che il Governo deve affrontare nel
passaggio dalla televisione analogica a quella digitale. Ne è
convinto il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni che ha
illustrato le tre possibili soluzioni. Per quanto riguarda le frequenze, Gentiloni ha ipotizzato di
“assicurare agli editori che oggi trasmettono in analogico il
necessario per trasmettere anche in digitale, ma si devono
liberare frequenze – ha spiegato – per nuovi editori, nazionali
e locali, per fornitori di contenuti e utilizzatori diversi
dalle televisioni”.
Il responsabile del dicastero della Comunicazione ha anche
ribadito la necessità che vi siano nuovi programmi “un’offerta
più ricca e meno automatica” all’interno dei canali digitali.
Gentiloni ha detto che “vedere la tv digitale come competitor
alla banda larga è improponibile” e che la tv digitale è “la
naturale evoluzione del sistema tv. In questo contesto il
servizio pubblico deve fare la sua parte”.
Il ministro ha quindi ipotizzato che vi possano essere
contratti di servizio con le Regioni, stando attenti a non
“spezzettare la Rai in 20 Rai regionali”. Gentiloni ha
ricordato che la televisione digitale terrestre viene vista in
tutta Italia dal 2-3% della popolazione e dal 45% nella zona di
Cagliari. I dati di ascolto dei canali, esclusivamente in
digitale, oscillano tra lo 0,6% in Italia e 5% nella zona di
Cagliari. Mentre la parziale migrazione anticipata di alcune
reti (Raidue, Retequattro) ha comportato una minima flessione
negli ascolti complessivi delle due reti.
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