Antonio Tajani non fa le barricate sulla vicenda Gedi ma ritiene che sia meglio che i giornali italiani “restino in mani italiane”. L’altro vicepremier, Matteo Salvini, ha invece un punto di vista ancora più liberale: “Ognuno è libero di fare impresa”. L’approccio divergente sul caso legato al destino di Repubblica e La Stampa, che entro la fine dell’anno passeranno con ogni probabilità al gruppo greco Antenna, svela le differenze tra le varie anime del centrodestra. Ma, di fondo, ribadiscono che nessuno, a cominciare da Meloni, è pronto a giocare la golden power, che peraltro sarebbe applicata in maniera forse troppo estensiva, per il futuro di Gedi.
Intercettato sabato alla Bocciofila Martesana di Milano, Salvini ha scrollato le spalle affermando che la libertà d’impresa non si tocca: “Siamo in un paese libero e ognuno è libero di fare imprese, di comprare giornali, aziende, fabbriche, negozi, radio”. Ciò, però, non si traduce in un totale disinteresse: “Mi interessa sicuramente la tutela occupazionale, però, che occorra decidere chi compra La Stampa o La Repubblica, mi sembra surreale”. Il punto di vista di Tajani sul futuro di Gedi è leggermente diverso: “Credo nel libero mercato. Certo è meglio se i quotidiani italiani rimangono in mani italiane”, ha affermato a margine del Giubileo della Diplomazia. “Decide il libero mercato se non ci sono violazioni di legge – ha proseguito il ministro – Se la stampa italiana rimane italiana funziona meglio per tutti noi, per la libertà d’informazione e per tutelare l’interesse nazionale”. Quindi l’auspicio: “Speriamo che le cose volgano al meglio e si possano conservare i posti di lavoro e si possa sempre e comunque garantire l’indipendenza di ogni giornale”.







