La Gazzetta del Mezzogiorno va al gruppo Miccolis, nella tarda mattinata di ieri è arrivata l’omologa tanto attesa. Il tribunale di Bari ha concesso l’omologa del concordato fallimentare, così la società Ecologica che fa parte della holding tarantina potrà gestire il quotidiano pugliese. Per il quale, adesso, si avvicina il ritorno in edicola. Dopo uno stop lunghissimo, ben due mesi di assenza.
Ora con la pronuncia del tribunale, ci saranno trenta giorni per proporre eventualmente ricorsi. Occorrerà verificare le intenzioni della società Ledi, del gruppo barese Ladisa, che aveva editato la Gazzetta del Mezzogiorno salvo poi non confermare la sua opzione. Fatto che è stato alla base dello stop alle pubblicazioni del giornale pugliese. Intanto il comitato di redazione ha accolto con entusiasmo la notizia. Attesa ormai da settimane. “Il tribunale di Bari ha omologato il concordato preventivo proposto dalla società Ecologica spa per il fallimento delle Mediterranea spa, società proprietaria della Gazzetta del Mezzogiorno. Si tratta di uno spiraglio di luce per tutti i giornalisti della Gazzetta dopo anni di buio e sofferenze. Il provvedimento spazza via ogni incertezza e qualsiasi polemica, ora siamo pronti a lavorare con il nuovo editore per riportare in edicola il nostro giornale”.
La guardia rimane alta. “Il cdr vigilerà contro eventuali iniziative dilatorie e strumentali contro il diritto al lavoro dei dipendenti della Gazzetta e il diritto all’informazione di pugliesi e lucani”. Il riferimento non pare casuale. Per nulla. L’ordine dei giornalisti della Basilicata ha salutato con favore la decisione del tribunale. E contestualmente ha rinnovato l’impegno a vigilare. “La soddisfazione per la ripresa delle pubblicazioni della Gazzetta del Mezzogiorno, dopo due mesi di obbligato silenzio non cancella però la preoccupazione per quella che possiamo definire una vera e propria emergenza informazione (che equivale a una autentica ’emergenza democratica’) che si è creata nel Mezzogiorno e in Basilicata. Dove, fino a oggi, sono risultate assolutamente deludenti le risposte e inadeguati i contributi alla soluzione di questo grave problema da parte delle istituzioni e della stessa classe imprenditoriale”.
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