Editoria

Fuortes: “Ereditiamo gap di genere in Rai, ci vuole tempo”

Carlo Fuortes replica alle critiche sulle nomine Rai. E alla presentazione dei palinsesti di Radio Rai, l’amministratore delegato ha puntato il dito contro una situazione “che abbiamo ereditato”. E si dichiara pronto a combattere contro il gap di genere nelle nomine di alto profilo “nel futuro”. Ma le parole di Carlo Fuortes hanno fatto arrabbiare le commissioni pari opportunità che lo hanno criticato, ancora.

Fuortes ha spiegato che, sul punto delle sette nomine solo al maschile in Rai, “c’è stato un difetto di comunicazione”. Dunque ha specificato. “Credo si debba precisare che non si tratta di nomine nuove ma di spostamenti interni al top management, che in effetti è largamente in prevalenza maschile. Solo il 19 per cento del top management è donna. Credo che sia una cosa assolutamente sbagliata, ma che ereditiamo. E’ ovvio che, se si privilegiano le posizioni interne, negli spostamenti c’è il rischio che le nomine si riferiscano prevalentemente a uomini”. L’Ad ha aggiunto. “Siamo arrivati da un mese e credo che il ragionamento sul genere, che abbiamo molto presente, vada fatto considerando un arco di tempo più lungo”.

Le parole di Fuortes non sono piaciute alle Cpo di Rai e Usigrai. Che in una nota comune hanno bacchettato l’amministratore delegato. “Leggiamo con preoccupazione le dichiarazioni rese da Carlo Fuortes durante la presentazione dei palinsesti Radio Rai. Conferma l’inbarazzante dato di una azienda composta al 50 per cento da donne con solo 2 direttrici ogni 10 ma ribadisce che le nomine interne portano a privilegiare gli uomini visto che il management è prevalentemente maschile. E chiede tempo per affrontare la questione di genere. Ci chiediamo: quanto?”.

Dunque hanno concluso. “Aspettiamo ancora di conoscere quali sono i curricula femminili presi in considerazione per quei ruoli così come richiesto dalla policy di genere aziendale. Ai colleghi auguriamo buon lavoro, ma chiediamo un cambio di passo alla dirigenza. La politica delle api operaie è ormai insostenibile”.

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