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Francia, Stati Generali dell’editoria. Il punto di Christophe Deloire sui contributi pubblici

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Christophe Deloire
Christophe Deloire

Secondo il progetto della campagna del presidente Emmanuel Macron, gli Stati generali dell’informazione, iniziati il ​​3 ottobre 2023 e che si protrarranno fino all’estate del 2024, serviranno ad aprire una grande riforma  dei media in Francia. Christophe Deloire, delegato incaricato dal Governo e segretario generale di Reporter Senza Frontiere,  illustra dettagliatamente le questioni in gioco in questi incontri: la libertà dei giornalisti, i contributi pubblici all’editoria, la qualità e il diritto all’informazione e le nuove sfide della stampa di fronte a piattaforme e social network. Sulla questione, Deloire precisa: “Ci sono delle notevoli differenze tra Gli Stati Generali della stampa voluti da Sarkozy e quelli di Macron. Nel 2008 furono molto importanti soprattutto perché sancirono la creazione dello status di editore di stampa online. Ma da quella data nessun passo è stato fatto dal punto di vista economico ed occupazionale, anzi,  la forbice tra i grandi e piccoli giornali si è sempre più allargata”.
“Il campo di applicazione dell’informazione oggi è molto più ampio e articolato – continua Deloire –  e spazia dal finanziamento pubblico all’editoria a quello dello status dei giornalisti fino ai social network e all’intelligenza artificiale (AI), compresa l’informazione e l’educazione ai media. Dobbiamo rispondere ai grandi stravolgimenti tecnologici in modo sistemico e dobbiamo farlo facendo conciliare i principi democratici come il pluralismo e l’indipendenza dell’informazione e le realtà economiche attuali”.
Deloire si sofferma poi sui grandi gruppi editoriali :”Alcuni anni fa Reporter Senza Frontiere (RSF) pubblicò un sondaggio internazionale intitolato “Media: gli oligarchi fanno shopping” . È un fenomeno globale. Nella stessa situazione si trovano, tra gli altri, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, l’India e il Brasile. La Francia non è un paese con una grande concentrazione mediatica orizzontale come i Paesi Bassi, la Norvegia o la Germania. Non abbiamo gruppi nazionali giganteschi, rispetto ai nostri vicini. Ma la Francia è un paese di concentrazioni verticali, dove i media spesso appartengono a gruppi che hanno interessi economici in altri settori. Molti media faticano ad arrivare a fine mese ed a investire, e l’acquisizione da parte di un miliardario o di un gruppo industriale si è spesso rivelata la condizione essenziale per la sopravvivenza. Il problema è chiaramente legato alla raccolta pubblicitaria, in quanto i grandi gruppi editoriali assorbono quasi la totalità degli inserzionisti, creando una distorsione del mercato e dando luogo ad una vera e propria monopolizzazione del settore”.
Molto più articolato il ragionamento di Deloire sui finanziamenti pubblici all’editoria :”Se il gruppo Le Monde non avesse ricevuto aiuti diretti e aiuti alla distribuzione, avrebbe perso, nel 2022, quasi 15 milioni di euro invece di guadagnare 3 milioni”. Il delegato ipotizza due orientamenti: favorire modelli di sviluppo senza concentrazione verticale e, nel caso di concentrazione verticale, trovare modi per evitare che i media più piccoli siano costretti a chiudere. Per quanto riguarda l’allocazione dei fondi pubblici, ovviamente non deve essere discrezionale né dare influenza alla politica. Gli aiuti alla stampa come quelli relativi alla modernizzazione vanno bene ma devono essere più equi, nel senso che la forbice tra i grandi gruppi editoriali e le piccole testate sia sempre più ristretta nel tempo. La sfida degli Stati Generali dell’Informazione è riportare nello spazio dell’informazione il motto della Repubblica “libertà, uguaglianza, fraternità, conclude.

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