“La riforma dev’esserci. L’essenziale è che da qui ad essa vengano fatti gli interventi essenziali per evitare che decine di testate muoiano. Quello che non possiamo accettare è che la riforma arrivi dopo che siano stati celebrati i funerali di alcune decine di testate”. Così Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale stampa italiana, intervistato dall’AgenParl commenta la questione dei contributi pubblici all’editoria. “Ribadendo la nostra pienissima disponibilità a ragionare sui criteri in base ai quali rivedere un sistema di erogazione del finanziamento pubblico che per troppi aspetti deve essere rivisto – prosegue Natale – noi chiediamo al Governo di adottare quelle misure urgenti che consentano di ripristinare in gran parte quello che era fino ad un anno fa il fondo per l’editoria e che i tagli disposti dal Governo Berlusconi e confermati dal Governo Monti hanno reso molto molto inadeguato ai bisogni. Diciamo al Governo: se c’è da provvedere, come ha lasciato intendere il sottosegretario Malinconico, tramite il ricorso al cosiddetto Fondo Letta, lo si faccia presto e stabilendo subito quanti milioni possono esser prelevati ed entro quanto tempo verranno erogati, perché altrimenti in questa situazione di indeterminatezza le testate che rischiano la chiusura non possono più ottenere credito dalle banche e vanno incontro a sicura fine”. Secondo lei è possibile arrivare a un cambio di sistema senza traumi? “No, mettiamo in conto dei traumi. L’importante è che i traumatizzati siano coloro che ai fondi non hanno diritto. Chiediamo da anni una riforma che indirizzi le risorse pubbliche a giornali veri fatti da giornalisti veri per lettori veri”. In effetti, rispetto alle previsioni ancora più fosche degli ultimi giorni, uno spiraglio si è aperto avendo il governo deciso di inserire il fondo per l’editoria tra le voci che potranno accedere al cosiddetto fondo Letta «per le esigenze urgenti» che è stato rifinanziato con altri 700 milioni.
Una boccata d’ossigeno, si è detto, quanto profonda non si sa: sarebbe bene che si arrivasse all’indicazione di una cifra, dato che le banche pretendono atti formali che garantiscano i finanziamenti. Staremo a vedere cosa succede, con la speranza che intanto non chiudano altre testate.
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