Fnsi scende in piazza contro il decreto sulla presunzione di innocenza

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Tutela delle fonti, la manifestazione della Fnsi a Roma: “Tira una brutta aria per l’informazione”. Il sindacato dei giornalisti è sceso in piazza contro le norme contenute nel decreto per la presunzione di innocenza che, negli ultimi tempi, si stanno rivelando un ostacolo duro per chi si occupa di cronaca nera e di cronaca giudiziaria. Nei giorni scorsi è giunta, da parte del ministro alla Giustizia Carlo Nordio, un’apertura per ridiscutere della questione, approvata e voluta dal governo precedente, guidato da Mario Draghi, senza (quasi) il benché minimo problema di proteste.

Adesso, alla luce degli effetti che la normativa sta avendo sul lavoro dei colleghi, la Fnsi ha deciso di scendere in piazza. E il presidente del sindacato Beppe Giulietti, durante la manifestazione di solidarietà e denuncia, ha dichiarato: “Siamo qui per essere vicini anche fisicamente alla redazione di Report, una delle più colpite dall’attacco alla tutela delle fonti e al diritto di cronaca, ma siamo qui per le giornaliste e i giornalisti di tutti i giornali e le trasmissioni che ogni giorno devono fare i conti con le querele bavaglio, con le conseguenze delle norme sulla presunzione di innocenza, con i divieti di avvicinarsi ai migranti che sbarcano dalle navi. Siamo qui per rimarcare il nostro no a qualunque forma di bavaglio all’informazione”.

Giulietti ha poi aggiunto: “La situazione era già precaria e ora tra prefetti che intervengono nei porti, questori, giudici che vogliono valutare la rilevanza sociale e querele bavaglio di governo, precipitosamente lasceremo quel 58° posto nelle graduatorie internazionali per la libertà di stampa per raggiungere rapidamente Polonia e Ungheria. Questo non è un problema dei giornalisti, è un problema dell’ordinamento democratico”.

Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, ha preso la parola per evidenziare come, nel Paese, “si sta creando in questo Paese un clima ostile nei confronti dell’informazione e di chi fa informazione. Sequestri degli strumenti di lavoro, pedinamenti, azioni legali bavaglio sono diversi aspetti di un unico tentativo di indebolire il giornalismo anche attraverso atti concreti per smantellare i diritti dei lavoratori”. Secondo Lorusso: “In queste ore si sta parlando di stanziare 100 milioni per distruggere occupazione senza alcuna intenzione di pensare a come creare lavoro, senza alcuna attenzione per i giornalisti precari. Si vuole un’informazione sempre più debole, che non sia in grado di nuocere o dare fastidio. Per questo si punta ad avere una categoria di giornalisti altrettanto debole. Questo vale per il diritto di cronaca, ma ancor di più sul fronte della tutela del diritto del lavoro”.

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