Fnsi accusa: “Politica disinteressata alla crisi dell’informazione”

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Una crisi strutturale, quella dell’informazione, di cui alla politica interessa poco. Eppure in ballo c’è il futuro della democrazia in un periodo storico, come l’attuale, ricco solo di incognite e pericoli. La Fnsi lancia l’allarme. In ballo, oltre ai più alti valori costituzionali, ci sono decine di migliaia di posti di lavoro. Ma i partiti, come già abbiamo avuto (purtroppo) occasione di riferire anche noi, sembrano più interessati ad altro, a lanciare slogan e a disintermediare, il più possibile, il discorso pubblico.

L’allarme è arrivato dall’Assostampa di Puglia e Basilicata, il cui presidente Bepi Martellotta, ha spiegato che “i mezzi di informazione tradizionale, a cominciare dalla carta stampata, continuano a perdere importanti quote di mercato. La crisi strutturale che attanaglia il settore ha già provocato la perdita di numerosi posti di lavoro e l’assenza di misure di sostegno e di rilancio da parte dei governi rischia di rendere il lavoro dei giornalisti ancora più debole e precario. Dalla Puglia siamo pronti a sostenere ogni forma di mobilitazione e di lotta per ridare centralità al lavoro”.

Il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso, come riporta proprio la Federazione nazionale della Stampa, ha lanciato l’allarme: “Nei fatti sono tanti gli atti di ostilità nei confronti della stampa dei quali parlamentari di vari schieramenti, in modo trasversale, si sono resi colpevoli nelle ultime legislature. La trasformazione della direttiva sulla presunzione di innocenza in un vero e proprio bavaglio ai cronisti è l’atto politicamente più grave e riconoscibile in ordine di tempo, ma pesano come macigni anche i numerosi atti omissivi. Nessun provvedimento per contrastare il precariato e cancellare la vergogna dei giornalisti pagati pochi spiccioli. Nessuna volontà politica di affrontare il tema dell’equo compenso per gli autonomi”.

E dunque: “Per non parlare della mancata discussione delle proposte di legge a tutela del segreto professionale e di contrasto alle liti temerarie. È vero che nel corso degli anni sono state stanziate risorse per il settore, ma si è trattato di provvedimenti congiunturali e mai diretti a rendere più forte il lavoro e la qualità dell’informazione. Servono interventi strutturali, a cominciare da una nuova legge sull’editoria che affronti compiutamente la transizione digitale con tutto quello che ne consegue anche in termini di nuove figure professionali. Su questi temi, il nuovo governo e il nuovo parlamento andranno costantemente incalzati”.

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