FACEBOOK PREPARA UN NUOVO CAMBIO DI ROTTA NELLA GESTIONE DELLA PRIVACY DEGLI UTENTI

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Il social network di Palo Alto si starebbe accordando con la Federal Trade Commission degli Stati Uniti per attivare procedure più trasparenti ed atte a garantire agli utenti un maggiore controllo nelle proprie impostazioni sulla privacy.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, presto Facebook potrebbe essere costretto a richiedere un consenso prima di rendere retroattive le modifiche via via apportate al sistema di tutela dei dati sensibili dei suoi 800milioni di iscritti.
Tutto nasce dalla denuncia depositata all’FTC dall’Electronic Privacy Information Center che aveva giudicato sleale ed ingannevole il cambiamento di certe opzioni della privacy operato dai vertici del social network nel dicembre del 2009. Modifiche orientate a rendere in modalità pubblica informazioni dei profili come nome, foto, città di nascita e lista di amici, impostandole come predefinite, e vanificando così un controllo diretto da parte dell’utente. Marck Zuckerberg aveva definito il sistema come un «modello più semplice» di gestione, una posizione che a distanza di pochi anni sarebbe in procinto di rivedere.
Il cambio di rotta dovrebbe infatti avvenire con la sostituzione del principio dell’ “opt out” attualmente in vigore su Facebook con quello più trasparente dell’ “opt in”, dando cioè all’utente la facoltà di decidere se applicare o meno le nuove regole di gestione della privacy rese disponibili di volta in volta dal social network, evitando così di deselezionarle a giochi fatti.
Il “patto” proposto da Facebook ed in attesa di essere approvato dalla Federal Trade Commission nelle prossime due settimane, risponderebbe alla sensibilità dimostrata dall’Amministrazione Obama sul tema della raccolta a fini commerciali su internet dei dati degli utenti, con la proposta di un apposito disegno di legge atto a regolarne a monte la gestione. La stessa FTC lo scorso anno avrebbe richiesto lo sviluppo di un sistema che eviti la tracciatura della navigazione online (cd. “do not track system”), al fine di porre dei limiti al profitto che alcune compagnie lucrerebbero, attraverso software sofisticati, dal monitoraggio delle abitudini di navigazione degli utenti.

Secondo l’accordo non ancora ufficiale con l’FTC, Facebook dovrebbe inoltre sottoporsi per un periodo di vent’anni ad una supervisione esterna delle politiche adottate in tema di privacy.

In Europa, lo ricordiamo, è stato il Data Protection Commissioner di Dublino ad aprire un’inchiesta per verificare potenziali irregolarità nella tutela dei dati personali, grazie anche al Progetto “Europe Versus Facebook”, il blog che raccoglie le anomalie denunciate da privati a carico del social network. Riguardo all’accusa mossa dallo studente viennese Max Schrems per le 22 violazioni relative all’archiviazione di dati del proprio profilo cancellati eppure trattenuti sui server di Facebook, il gruppo di Paolo Alto ha continuato ad escludere una propria responsabilità. Una versione dei fatti che l’accordo d’Oltreoceano otterrebbe in parte di smentire.
Alberto De Bellis

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