Un ordine di arresto e’ stato emesso questa sera dalla procura di Istanbul nei confronti Bulent Kenes, editore capo del quotidiano Zaman, accusato di ingiuria nei confronti del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Kenes, che si e’ difeso dicendo di aver solamente espresso la propria opinione, e’ gia’ stato preso in consegna da parte delle forze dell’ordine e gli e’ stato ritirato il passaporto, entrambe misure disposte dal giudice quest’oggi su richiesta del pubblico ministero, dopo che una prima richiesta di ordine di arresto, motivata dal timore che l’indagato potesse darsi alla fuga, era stata respinta giovedi’. L’editore di Zaman, nell’ultima udienza, ha ribadito di non aver insultato nessuno e di essersi limitato a esercitare la propria liberta’ di espressione. Si tratta dell’ultimo di una lunga serie di casi di ingiuria e diffamazione nei confronti di Erdogan, succedutisi in Turchia in seguito all’elezione dello stesso a presidente della repubblica nell’agosto 2014. Sempre oggi un editorialista del quotidiano Sozcu, Necati Dogru, e’ stato condannato a 11 mesi e 20 giorni di reclusione da un’altra corte di Istanbul, per il medesimo crimine, commesso attraverso degli articoli scritti dallo stesso Dogru. La pena detentiva e’ stata dalla corte commutata in una pena pecuniaria. Kenes e’ stato investito da 9 denunce e due cause per danni di immagine, oltre a sei diverse inchieste giudiziarie in cui compare il suo nome per aver insultato Erdogan, un consigliere del presidente Mustafa Varank e il premier Ahmet Davutoglu. Una precedente condanna a 21 mesi di detenzione con la condizionale, aveva colpito Kenes lo scorso giugno, per un tweet dal contenuto ingiurioso indirizzato al presidente Erdogan, conla condanna che diverrebbe effettiva nel caso nei prossimi 5 anni Kenes si rendesse colpevole dello stesso crimine. Il quotdiano per il quale Kenes lavora, Zaman, ha riportato le parole del giornalista pronunciate durante l’udienza. «Vogliono farmi tacere, ma non ci riusciranno. Mi opporro’ sempre a chi vuole fare di questo Paese una prigione a cielo aperto, un Paese autoritario, governato dall’arbitrarieta’». Kenes ha proseguito la sua difesa ricordando i colleghi giornalisti che hanno subito processi e condanne e chiedendosi chi sara’ il prossimo dopo di lui, affermando provocatoriamente «che se lo aspettava gia’ tre anni fa», prima di concludere denunciando «la distruzione dello stato di diritto in Turchia».(
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