E SE GRILLO ELIMINASSE L’ORDINE DEI GIORNALISTI E IL CONTRIBUTO PUBBLICO ALL’EDITORIA?

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Dicono che Silvio Berlusconi
si è innamorato di Beppe
Grillo, del suo linguaggio
diretto e popolare, e che lo
consideri un modello da imitare per
rilanciare il centrodestra.
Peccato che nessuno, intorno al Cavaliere,
si sia preso la briga di leggere
il programma di governo del Movimento
5 stelle, e di farne un bignami
per il capo. Se lo avessero fatto, il Cavaliere
saprebbe che Grillo, come prima
cosa, toglierebbe a Mediaset tutte
le tv e metterebbe all`asta le relative frequenze.

Basta leggere il capitolo «Informazione»
del programma di Grillo per
averne conferma. Punto 3: “Nessun canale
televisivo con copertura nazionale
può essere posseduto a maggioranza
da alcun soggetto privato, l’azionariato
deve essere diffuso con proprietà massima
del 10 per cento”.
Seguono altri provvedimenti, da
attuare con le cesoie sull’impero tv
del Biscione: “Le frequenze televisive
saranno assegnate attraverso un’asta
pubblica ogni cinque anni”. “Abolizione
della legge del governo D’Alema che richiede
un contributo dell’uno per cento
sui ricavi agli assegnatari di frequenze televisive”. “Vendita ad azionariato diffuso,
con proprietà massimo del 10 per
cento, di due canali televisivi pubblici”. “Un solo canale televisivo pubblico, senza
pubblicità, informativo e culturale,
indipendente dai partiti”. (Ergo: riduzione
della Rai ad un solo canale, e fine
della simmetria Rai-Mecliaset).
Ma non basta. Si legge ancora:
“Abolizione della legge Gasparri”.
E per finire: “Abolizione dell’Ordine
dei giornalisti. Ed eliminazione dei
contributi pubblici per il finanziamento
delle testate giornalistiche”.

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