DOPO IL LAZIO TOCCA ALLA CAMPANIA: MA A CHI CONVIENE IL DIGITALE TERRESTRE?

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Entro la fine del 2012 il processo di migrazione dalla televisione analogica al digitale terrestre sarà completato. Martedì scorso è avvenuto lo switch-over a Roma e in gran parte del Lazio. Come già accaduto in Valle d’Aosta, Piemonte e Trentino – e come accadrà nel resto d’Italia – Rai2 e Rete4 sono passare sul digitale in attesa dello switch-off, quando tutte le reti saranno visibili solo sul digitale terrestre. Un processo che non interessa solo il nostro Paese: per il 2012 tutta l’Europa dovrà necessariamente transitare alla nuova tecnologia. La settimana scorsa anche gli Stati Uniti hanno abbandonato l’analogico.
I disagi a cui vanno incontro gli utenti non sono pochi. In Sardegna, la prima regione (d’Europa) ad essere stata digitalizzata, una quarantina di enti locali sardi hanno inviato lettere per denunciare rilevanti problemi insorti, tra cui interi comuni privi di segnale. E dire che lì si è trattato di una situazione ideale: mesi di preparazione e un territorio che pone molti meno problemi rispetto al Lazio e alla Campania. Ma, alla fine, quando ci si sarà dotati di un decoder (la scelta non è semplice) e si saranno sintonizzati i canali (augurandoci che non si verifichino problemi di tipo tecnico o legati alla copertura), i vantaggi saranno numerosi: più scelta di programmi (oggi sono 28 i canali gratuiti del digitale terrestre: a quelli ereditati dalla tv analogica si aggiungono quelli tematici per bambini) e migliore qualità audio e video. Per non parlare, poi, di tutte le opportunità offerte dall’interattività: la possibilità di gestire giochi, servizi e applicazioni con il telecomando (ma per questo c’è bisogno di un decoder che supporta lo standard Mhp).
Nessuno ne parla, eppure, oggi, la tecnologia offre numerose alternative al digitale terrestre, per usufruire dei servizi televisivi. Forse perché non conviene alle strategie di governo (leggi Berlusconi) Prima di tutto c’è il satellite che garantisce una copertura completa del territorio, mentre in un Paese montuoso come l’Italia il segnale del digitale terrestre non arriverà mai dappertutto. Per provare a diffonderlo il più possibile ci sarà quindi un incremento notevole di tralicci ad alto impatto dal punto di vista sia paesaggistico sia elettromagnetico, e dannose sotto l’aspetto dei consumi (richiedono molta elettricità). Al contrario, il satellite geostazionario una volta lanciato non si vede, non inquina e la “padella” consuma quasi niente. Anche da un punto di vista della qualità del segnale ci sono differenze: il satellite, infatti, può emettere molti più canali in alta definizione mentre la banda del digitale terrestre in Hd è decisamente limitata. Ma satellite vuol dire Sky, ovvero Murdoch, a cui Berlusconi ha tentato di fare le scarpe prima con l’aumento dell’Iva e poi rifiutando l’offerta di 450 mln per sette anni che avrebbe consentito, ai 4,8 mln di abbonati Sky di continuare a vedere il pacchetto Rai. Questi ultimi, dunque, saranno costretti o a comprare un secondo decoder oppure a continuare a pagare il canone pur non rinunciando a vedere i canali Rai.
Tra le alternative al digitale terrestre non c’è solo Murdoch. I gestori telefonici – Telecom, Wind e Fastweb – si sono riuniti nell’Associazione italiana operatori Iptv con la speranza di portare verso la tv via Web una parte dei teleutenti orfani dell’analogico. Con il decoder ibrido dell’Iprv si vedono tutti i canali di Sky, di Rai e Mediaset, oltre a migliaia di contenuti propri dell’Iptv e fruibili on demand: film, spettacoli, documentari, cartoon. Nei paesi dove l’hanno scoperto, come la Francia, gli utenti della tv via Rete sono già due milioni. Ma lì lo Stato ha incentivato il passaggio all’Iptv con un’Iva agevolata al 5 per cento. Da noi, invece, l’Iva sull’Iptv è stata appena portata dal 10 al 20 per cento.
Nonostante tutto questo, il governo ci spinge a scegliere il digitale terrestre attraverso delle campagne istituzionali che, invece di pensare a guidare gli utenti verso la scelta più conveniente, sembrano al servizio di una ben determinata strategia economica e politica.
Fabiana Cammarano

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