DOMANI IL PARLAMENTO RIPARTE, GOVERNO RISCHIA SUL DECRETO MILLEPROROGHE

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Domani entrano nel vivo le attività parlamentari con le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, chiamate a mettere a punto il calendario della ripresa dopo le vacanze di Natale. Il vero Vietnam l’esecutivo lo rischia sul decreto milleproroghe che contiene, tra le altre cose, i tagli all’editoria: tema delicatissimo di cui si occuperà da mercoledì prossimo, 12 gennaio, la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, non esattamente un fortino sicuro per la maggioranza. Su 27 componenti della Commissione 11 sono del Pdl, 2 della Lega, 9 del Pd, Maurizio Saia di Fli, Giovanni Pistorio di Mpa, Gianpiero D’Alia dell’Udc, Pancho Pardi dell’Idv e Oskar Peterlini del Südtiroler Volkspartei. Fondamentale quindi l’atteggiamento di quest’ultimo grazie al quale la maggioranza di Pdl e Lega sarebbe sopra di un voto. Ma se pure il governo dovesse passare indenne la prova del Senato, a Montecitorio gliene aspetta una ancora più ardua perché nella Commissione competente, dopo l’uscita di Fli dalla maggioranza, l’opposizione è in vantaggio di due voti, cioè 25 (15 del Pd, 3 dell’Udc, 3 di Fli, 2 dell’Idv, 2 di Api) a 23 (17 del Pdl, 5 della Lega e Karl Zeller delle minoranze linguistiche).
Altri punti che potrebbero far vacillare la maggioranza e che sono sostanzialmente appesi alla decisione del terzo polo sono le mozioni di sfiducia al ministro della Cultura Bondi e sul pluralismo televisivo: messe in coda al calendario prima della pausa natalizia, domani la conferenza dei capigruppo della Camera deciderà se riportarle a galla o archiviarle per il momento.

Manuela Avino

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