DL CONTRIBUTI EDITORIA. LE NOVITÀ DEL PROVVEDIMENTO APPROVATO DAL SENATO

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Il Parlamento è impegnato in questi giorni nella riforma dei criteri di concessione dei contributi pubblici ai giornali. L’altro ieri è stato approvato in prima lettura dal Senato il ddl che converte il decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici. Contemporaneamente la Camera sarà, invece, impegnata nell’esame del disegno di legge delega al Governo in materia di sviluppo del mercato editoriale e di ridefinizione delle forme di sostegno (AC. 5270 Governo) che il 18 giugno è stato assegnato, in sede referente, alla Commissione Cultura.

Il decreto legge approvato dal Senato, ridefinisce i criteri di selezione e accesso ai fondi per i giornali cooperativi, politici, locali, no profit. Non saranno conteggiate le copie distribuite, ma quelle vendute: quindi non basterà più stampare per usufruire dei soldi pubblici. Il principale criterio scelto è la correlazione tra contributi e vendite effettive delle testate ed ai livelli di occupazione professionale.
Il testo ha subito alcune modifiche, rispetto alla versione originaria uscita dal Consiglio dei ministri lo scorso maggio. Innanzitutto una piccola riduzione della ‘stretta’ per l’accesso, fissando per le testate nazionali in 25%, il rapporto tra copie vendute e distribuite (nelle edicole, escluso lo strillonaggio o le vendite in blocco) e non più il 30% fissato nel testo del decreto (percentuale che avrebbe tagliato praticamente la quasi totalità degli attuali aventi diritto). Il tetto fissato è comunque più alto dell’attuale 15%. Per le testate locali il rapporto fissato è del 35%.
Il Fondo per l’editoria viene ridotto a 120 milioni per il 2012. Si modifica poi la definizione di testata nazionale: lo saranno quelle distribuite in almeno 3 Regioni (prima era 5 il numero delle Regioni di copertura richiesta), con una percentuale di distribuzione in ciascuna di esse non inferiore al 5% della propria distribuzione totale.
Per quanto riguarda le cooperative editrici, per poter accedere ai contributi, oltre a dover garantire di essere composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici, grafici editoriali, con prevalenza di giornalisti, e con la maggioranza dei soci dipendente della cooperativa con contratto a tempo indeterminato dovranno «comunque essere in possesso del requisito della mutualità prevalente per l’esercizio di riferimento dei contributi». Per le cooperative di giornalisti sara’ consentito di acquisire la testata, senza perdere le opportunità pregresse (salta il requisito temporale dei cinque anni dal subentro per accedere alle provvidenze).
Il requisito occupazionale prevede che le società editrici di testate quotidiane abbiano almeno 5 dipendenti con contratto a tempo indeterminato per l’intero esercizio di riferimento, mentre per le testate periodiche devono essere 3.
I nuovi criteri per il calcolo dei contributi saranno i seguenti: «si destina una quota fino al 50 per cento esclusivamente dei costi sostenuti per il personale dipendente, calcolati in un importo massimo di 120.000 euro annui e di 50.000 euro annui rispettivamente per ogni giornalista e per ogni poligrafico assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, per l’acquisto della carta, per la stampa, per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa».
Il provvedimento , quanto alla distribuzione, prevede, a partire dal primo gennaio 2013, la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici attraverso la lettura dei codici a barre. Per favorire l’adeguamento tecnologico degli operatori è stabilito un credito di imposta per il 2012 nel limite di 10 milioni di euro, da finanziare attraverso risparmi.
Con le modifiche introdotte, rispetto al testo originario del dl, arrivano anche contributi pari a 2 milioni annui a favore di periodici italiani pubblicati all’estero. Con il sì dell’aula a un emendamento dei senatori Perduca, Poretti, Vita si stabilisce invece che le imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale mantengono il contributo per l’anno 2010 salvo verifiche successive nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili. La Lega ha detto che la norma «è su misura per Radio Radicale».
Per quanto riguarda l’editoria digitale viene prevista una delegificazione (con una semplificazione delle norme giuridico-formali) per quanto concerne i periodici web, i blog o i siti di piccole dimensioni. Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100 mila euro non sono soggetti agli obblighi di legge previste per la stampa del mondo analogico. Si precisa quindi che per i ricavi annui da attività editoriale si intendono quelli «derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l’offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati».
Altra novità riguarda la pubblicità on line, comprese le risorse raccolte da motori di ricerca e social network: rientrerà nel paniere dei ricavi del Sic (il sistema integrato di comunicazioni) su cui si calcola anche il tetto ‘anti posizioni dominanti’ del 20%. Le concessionarie di pubblicità sul web dovranno poi essere iscritte nel Registro degli operatori di comunicazione.
Il dl favorisce poi il passaggio sul digitale delle testate fruitrici dei contributi. Nei primi due anni sono previste ulteriori incentivazioni per i costi sostenuti per le pubblicazioni esclusivamente in formato digitale. Nuove norme anche sostegno delle associazioni no profit: potranno avere le stesse tariffe postali agevolate così come i grandi quotidiani.

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