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Dire, Fnsi e Assostampa contro l’editore: “Ora siamo stufi”

Fnsi e Assostampa tornano a tuonare sul caso legato al futuro dell’Agenzia Dire. Le sigle dei giornalisti attaccano l’editore Stefano Valore e in un documento si schierano al fianco dei dipendenti dell’agenzia condannando le sue strategie di gestione dei lavoratori. Che, per Fnsi e Assostampa, “continuano ad essere calpestati all’agenzia Dire”. La nota è pesante: “Dopo l’invio di contestazioni disciplinari ai giornalisti, accusati di aver utilizzato senza limiti le ore di assemblea per decidere se scioperare, ora l’editore Stefano Valore ha deciso di ricattare l’intera redazione: ‘Se ammettete che avete diritto in un anno a sole 10 ore di assemblea ritirerò le contestazioni, altrimenti andrò avanti’, è in sintesi quanto ha scritto in una lettera indirizzata ai dipendenti dell’agenzia di stampa”. Ma non è tutto: “Ancora una volta, dopo essersi inventato lo strumento delle sospensioni non retribuite per evitare di corrispondere per intero lo stipendio di gennaio a 17 cronisti, l’editore prende di mira i giornalisti ricattando e limitando il diritto di assemblea”.

Pertanto la reazione si preannuncia dura e il clima si arroventa ancora di più: “La Fnsi, insieme con le Associazioni di Stampa, ha già ricordato all’azienda che il contratto nazionale Fieg- Fnsi non indica limiti orari alle assemblee e che le contestazioni sono state inviate la mattina dello sciopero alla redazione per spingerla, subdolamente, a ritirare la protesta”. Non si scappa, dunque, dallo scenario dipinto dai sindacati: “Insomma, in questa azienda invece di regolarizzare gli stipendi di gennaio, trovare una strada per pagare regolarmente i salari (da anni vengono saldati a rate nel corso del mese), individuare strategie per il rilancio che non siano i licenziamenti (come avvenuto a dicembre) o il ricorso agli ammortizzatori sociali (utilizzati negli ultimi anni), si pensa solamente a come danneggiare i lavoratori riducendo anche l’attività sindacale”.

Pertanto lo scontro è servito: “Riteniamo che tutto questo non sia più accettabile e ribadiamo la necessità di un intervento da parte del Dipartimento dell’editoria: le risorse pubbliche non possono finire in tasca a un editore che non rispetta i diritti dei lavoratori. Il settore necessità di editori capaci per uscire dalla crisi e non di personaggi che vorrebbero gestire le imprese editoriali come le vecchie ferriere. Basta così. I nostri legali sono già al lavoro per valutare come difendere i colleghi in tribunale da comportamenti palesemente antisindacali”.

Luca Esposito

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