Diffamazione. Il Consiglio UE bacchetta l’Italia

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Diffamazione, privacy e diritto all'oblio e gestione dati. Cercasi equilibrio

Il parlamento italiano deve riprendere il processo di modifica della legge sulla diffamazione in modo da depenalizzare il reato e portare la legislazione in linea con quanto stabilito dagli standard del Consiglio d’Europa. A chiederlo è l’assemblea parlamentare dell’organizzazione paneuropea nella risoluzione “la difesa della sicurezza dei giornalisti e della libertà di stampa in europa” votata in sessione plenaria. L’italia è l’unica tra i paesi fondatori del consiglio d’Europa a subire un richiamo nella risoluzione. Ma l’invito al nostro paese non riguarda i crimini contro i giornalisti e la stampa gravi come quelli imputati tra gli altri a ucraina, russia, turchia, e azerbaijan. Nella risoluzione l’assemblea afferma di essere “profondamente preoccupata per il deterioramento delle condizioni di sicurezza dei giornalisti e della libertà dei media in europa”. E afferma che sebbene sul continente la libertà dei media sia ampiamente proclamata, essa è spesso limitata dalle restrizioni che gravano sui giornalisti. “l’insicurezza sperimentata dai giornalisti, sia essa di natura fisica, finanziaria, esistenziale, o una combinazione di questi elementi, limita la loro libertà giornalistica e condiziona i risultati del loro lavoro, obbligandoli a volte a piegarsi alle esigenze di capi redattori, editori, proprietari, pubblicitari, politici o altri”. Per questo nella risoluzione l’assemblea richiede a ciascuno dei 47 stati membri del Consiglio d’Europa di intensificare gli sforzi per garantire il rispetto dei diritti fondamentali alla libertà d’espressione e d’informazione, e tutelare la vita, la libertà e la sicurezza di quanti lavorano per e con i media. (ansa)

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