Diffamazione, Cnog e Fnsi plaudono alla sentenza della Corte Costituzionale

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Diffamazione, dopo lo stop al carcere per i giornalisti decretato dalla Corte Costituzionale, arrivano le reazioni da parte di Cnog, Ordine e sigle sindacali e associative. La scelta dei magistrati ha trovato applausi da parte dei giornalisti italiani che però adesso tirano per la giacchetta i politici. Tocca a loro, come puntualizzato proprio dai giudici costituzionali, immaginare una più ampia riforma dell’intera normativa.

Verna (Cnog): “Una svolta storica su diffamazione”

Ieri sera, il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna, ha spiegato: “La Corte Costituzionale ha fatto la sua parte portando l’Italia nel solco della giurisprudenza di Strasburgo. Siamo soddisfatti la svolta è storica perché l’incubo del carcere in via ordinaria svanisce. Mentre l’ipotesi dell’eccezionale gravità è residuale e comincia in concreto a porre dei distinguo tra colpa e dolo. Che potranno essere meglio definiti quando ci sarà la politica, il Lancillotto di questa vicenda”. Dunque ha concluso: “Grazie, comunque, a quanti hanno avanzato la questione e grazie anche all’avvocato Giuseppe Vitiello che ha patrocinato le ragioni dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti”.

Fnsi: “Sentenza di portata storica”

Esulta anche la Fnsi. Il segretario generale Raffaele Lorusso, insieme a Claudio Silvestri del sindacato campano, ha detto:  “La sentenza della Corte Costituzionale ha una portata storica. La Consulta, infatti, sancisce l’illegittimità costituzionale della pena detentiva per i giornalisti così come prevista dall’articolo 13 della legge sulla Stampa (47/48)”. E ancora: “Altrettanto importante è il richiamo, in riferimento all’articolo 595 del codice penale, alla giurisprudenza consolidata della Corte europea dei diritti dell’uomo. Che ammette la pena carceraria soltanto nei casi più gravi di diffamazione commessa con istigazione alla violenza o hate speech”.

“Adesso tocca ai politici”

E ancora. “A questo punto diventa però  fondamentale l’intervento del Parlamento, chiamato a mettere a punto una normativa di riordino, compito al quale, fino ad oggi, si è sempre sottratto, obbligando la Consulta a intervenire. E’ una vittoria del sindacato dei giornalisti. Il lavoro deve continuare per far sì che l’intera materia venga regolata dal Parlamento trovando il giusto bilanciamento tra la libertà di manifestazione del pensiero e la tutela della sfera individuale di ciascun cittadino”.

 

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