Editoria

Di Battista: “Elkann accentra potere mediatico. Repubblica si opporrà a conflitto interessi?”

“Cos’hanno in comune La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, Il Tirreno, la Nuova Sardegna, Il Mattino di Padova, Il Messaggero veneto, Il Piccolo di Trieste, La Gazzetta di Mantova, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, L’Huffington Post, Business Insider Italia, Mashable Italia, La Nuova Ferrara, La Nuova Venezia, Il Corriere delle Alpi e ancora L’Espresso, Limes, Micromega e poi Radio Deejay, Radio Capital e altre testate, radio, webTv e siti internet? Semplice, lo stesso padrone: John Elkann”.

Lo ha scritto sui social Alessandro Di Battista, tra i leader del Movimento Cinque Stelle, che in un lungo post apparso sulla sua pagina di Facebook ha tuonato contro il presunto conflitto di interesse e l’accentramento dell’informazione nelle mani di pochi gruppi imprenditoriali. Di Battista ha spiegato: “Elkann è a capo di Exor, la holding finanziaria olandese proprietaria, tra le altre cose, di FCA (Fiat Chrysler Automobiles, sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra), Ferrari, Juventus, The Economist (un prestigioso settimanale inglese) la quale si è appena assicurata il controllo del gruppo editoriale Gedi, un tempo in mano a De Benedetti. Credo che un tale accentramento di potere mediatico non si sia mai visto nel nostro Paese. E’ vero, abbiamo vissuto l’era berlusconiana ma allora, un minimo di opposizione (più che politica mediatica) a B. veniva fatta. Proprio Repubblica tuonava contro i conflitti di interesse di B. e contro il suo intollerabile potere sull’informazione”.

Quindi ha rincarato la dose e ha tuonato: “Ma adesso chi lo fa? Chi si indigna di fronte ad uno scenario così pericoloso? Pensate che Repubblica farà battaglie sui conflitti di interesse tra grande impresa (quindi politica perchè Elkann è un politico anche se non si candida) e media? E’ vero, i giornali sono in crisi, perdono lettori, ma occhio, ancora influenzano il dibattito pubblico. Come? Telegiornali, talk-show, trasmissioni di approfondimento politico, spesso costruiscono le loro scalette in base alle prime pagine dei giornali usciti la mattina. In TV si parla di quel che pubblicano i giornali anche se i lettori calano. Per non parlare del web. E’ vero, Berlusconi aveva le televisioni. Tuttavia provate a sommare i follower di tutti i prodotti editoriali che hanno oggi Elkann come padrone. Ne ho calcolati (per difetto) oltre 12 milioni. Anche molti di voi, senza saperlo, avrete messo un like ad una pagina che appartiene, di fatto, ad un gruppo finanziario, EXOR, con sede in Olanda e con a capo John Elkann. E’ evidente, non si tratta di un potere inferiore a quello che aveva Berlusconi!”. Quindi Di Battista, dopo aver ragionato su Elkann ha concluso: “L’establishment, un certo establishment, è in crisi. Aveva scommesso sulla disgregazione degli Stati tuttavia oggi, l’emergenza coronavirus ha mostrato al mondo intero quanto sia solo lo Stato l’istituzione capace di proteggere i cittadini. La crisi del “sistema” liberista non farà altro che acuirne l’aggressività. Nei prossimi mesi vanno riprese alcune battaglie con tutte le conseguenze del caso. Meglio un cittadino tormentato, sotto attacco ma vigile che un asservito consumatore di notizie”.

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