«Quella sulle nomine per Agcom e Garante della Privacy, è stata un’occasione persa e una sconfitta. Si doveva cambiare registro e non lo si è fatto e questo è un risultato politicamente inconfutabile». Lo afferma, in un articolo pubblicato su Libertiamo, Benedetto Della Vedova, al termine del voto di Camera e Senato.
«In molti, nel suggerire scelte diverse sia nel metodo che nel merito, abbiamo pensato che, non potendo cambiare in corsa le regole, si potesse innovare la prassi e lo stile di una decisione politicamente sensibile: curriculum pubblici, auto-candidature e un dibattito aperto sui titoli, i meriti e le idee dei candidati. Ritenevamo insomma – prosegue Della Vedova – che fosse possibile rendere più trasparenti le candidature e i sostegni che questi meritavano da parte di deputati e senatori e che fosse necessario discutere pubblicamente delle scelte e dei criteri di selezione, cioé delle ragioni per cui si preferiva l’uno all’altro candidato.
Evidentemente, ci siamo sbagliati. Ad avere la meglio, alla fine, è stato il peso di regole, a partire dal sistema di votazione, concepite non per favorire la trasparenza e la pubblicità delle scelte, ma al contrario per garantire un pressoché perfetto rispecchiamento degli equilibri parlamentari nei consigli delle autorità di controllo. E’ stata una sconfitta, ma non solo e non tanto di chi avrebbe voluto un vero cambiamento».
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