Ddl stabilità, relatori: “Su Iuc 750 milioni per detrazioni beni strumentali”

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agenda_parlamentareI relatori del ddl Stabilità propongono di inserire nel maxiemendamento atteso al Senato un emendamento sullo Iuc che ampli il fondo da destinare ai Comuni per le detrazioni di 250 milioni di euro, così da assicurare la deducibilità Ires dei beni strumentali delle imprese. Lo annuncia ai giornalisti al Senato il relatore di Ncd Antonio D’Alì. L’emendamento dei relatori che trasforma la Trise in Iuc già destinava 500 milioni ai Comuni (oltre al miliardo già stanziato) per introdurre le detrazioni base e per i figli a carico sulla parte dei servizi per le prime case.
Allo studio nel maxiemendamento, ora, c’è di ampliare questo fondo a 750 milioni di euro, utilizzando i 250 milioni in più per introdurre detrazioni Ires dell’Imu pagata sui beni strumentali. Sulla deducibilità, dice D’Alì, “non sarà meno del 25% per le imprese e stiamo lavorando sul 30%. Complessivamente abbiamo messo in piedi un pacchetto casa di circa 800 milioni che si va ad aggiungere al miliardo” già erogato nel testo base della Stabilità “e stimiamo un gettito dalla tassa sulla casa di 22 miliardi di euro”.
In una nota già Maurizio Sacconi aveva annunciato la novità: “Il nuovo testo prodotto dai relatori – dice – rappresenta un rilevante ed evidente miglioramento che solo la cecità strumentale può impedire di vedere, in quanto elimina definitivamente ogni imposizione patrimoniale sulla prima casa e rende trasparenti le imposte sui servizi e sui rifiuti, con un limite complessivo che è stato abbassato e con l’introduzione di detrazioni compensate dai 750 milioni aggiuntivi ai Comuni. Non si possono ora ipotizzare i comportamenti più estremi e irresponsabili da parte degli amministratori locali per paventare forme ingiuste di prelievo che ancor più in presenza dei fabbisogni standard di cui al federalismo i sindaci stessi pagherebbero in termini di manifesta impopolarità. Ci si occupi piuttosto di far valere il fallimento politico degli amministratori locali e di obbligare le unioni tra Comuni per la gestione dei servizi fondamentali da cui deriverebbero forti economie e altrettanto forti riduzioni della pressione fiscale”.

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