DDL DIFFAMAZIONE: COLPO DI MANO DI CARROCCIO E RUTELLI, STOP A RIFORMA

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Un emendamento reintroduce la pena del carcere. Il relatore Berselli (Pdl): ”Voto trasversale contro la stampa”. La Fnsi: ”Pagina vergognosa”. Con 131 si’, 94 no e 20 astenuti l’Aula del Senato – con voto segreto chiesto dalla Lega Nord – ha approvato ieri pomeriggio un emendamento sul ddl diffamazione che mette in minoranza il governo, espressosi con parere contrario, e prevede ”il carcere fino a un anno o la multa da 5 a 50 mila euro” per il reato di diffamazione. Dopo l’esito della votazione, il Pd ha chiesto la sospensione dei lavori dell’Aula. Tocchera’ alla Conferenza dei capigruppo, convocata per oggi alle 12,30, decidere come procedere. Il voto, oltre a bocciare l’accordo tra i partiti di maggioranza, affossa l’ipotesi di poter riformare in tempi brevi le norme sulla diffamazione nata sull’onda di una campagna di opinione per evitare il carcere ad Alessandro Sallusti, direttore del ”Giornale”, condannato a 14 mesi di reclusione in via definitiva. Era questo l’obiettivo iniziale del ddl in discussione che recava le firme di Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, e di Vannino Chiti, Pd, vicepresidente del Senato ed e’ poi stato riformulato dal relatore sul provvedimento Filippo Berselli, Pdl.
A favore dell’emendamento avevano fatto dichiarazione di voto solo il Carroccio e Francesco Rutelli, leader dell’Api, particolarmente attivo contro il ruolo dei giornalisti nel corso del dibattito sul ddl diffamazione. Lo scorso 26 ottobre aveva gia’ proposto di portare a 100 mila euro la multa per cronisti ed editori e di non cancellare l’ipotesi della carcerazione dichiarando nel suo intervento in Aula: ”Occorre evitare che la ‘legge salva-Sallusti’ diventi un via libera alla diffamazione facile. Come si fa a confondere la pretesa di diffamare con il diritto di informare? In tutte le democrazie europee e’ previsto il carcere per le diffamazioni gravi, oppure sanzioni pecuniarie severe. Togliamo il carcere, salviamo Sallusti, ma non passiamo a sanzioni ridicole: saremmo l’unico paese che lo fa”. Immediata la reazione dopo il voto del Senato della Fnsi, il sindacato dei giornalisti: ”I malpancisti forcaioli, dietro il muretto a secco del voto segreto chiesto da Lega e Api, hanno scritto una pagina vergognosa votando per la reintroduzione del carcere per i giornalisti, che veniva cancellato da una proposta di riforma dell’attuale normativa. La legge in discussione sulla modifica delle norme per i reati a mezzo stampa, a questo punto, non ha piu’ alcun senso: e’ peggiorativa rispetto alla precedente ed e’ in totale contrasto con la giurisprudenza europea”. Conclude la nota della Fnsi: ”Cosi’ non puo’ piu’ andare avanti. Il presidente del Senato Schifani ha fatto bene a sospenderne l’esame per una riflessione, ma l’unica soluzione possibile e’ affossarlo definitivamente. In caso contrario – e’ certo – ci pensera’ la pubblica opinione.
E i giornalisti saranno con essa in campo con ogni azione possibile, la piu’ nitida e ferma”. Il segretario Roberto Maroni, dopo il voto, giustifica la scelta del Caroccio: ”E’ stato un emendamento-provocazione per risolvere il problema in modo serio e complessivo, non sull’onda delle emozioni: dunque nessun rischio galera, ma e’ stata un’iniziativa della Lega Nord per far riflettere su un tema liquidato con troppa superficialita’ e fretta”. Dichiara il relatore Berselli a Rainews24: ”Credo che il provvedimento finira’ su un binario morto. La Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama potrebbe anche decidere un rinvio del testo in commissione Giustizia ma per far morire li’ il ddl.
Il si’ all’emendamento della Lega sul carcere e’ stato un voto trasversale contro la stampa. Un voto di pancia e non di cervello. A questo punto e’ probabile che la legge non si faccia”. Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori del Pd, commenta: ”Il voto segreto di oggi e’ stato usato come una rappresaglia contro la liberta’ di stampa”. Della stessa opinione e’ Giampiero D’Alia, capogruppo dell’ Udc: ”E’ un segnale di vendetta che disonora il Parlamento”. Carlo Vizzini, Psi, presidente della commissione Affari costituzionali non ha dubbi: ”C’e’ un fondo di acidita’ versi i giornalisti”. La pensa cosi’ anche Luigi Li Gotti, Idv, per il quale le inchieste su ”casta” e corruzione non sono evidentemente gradite. Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, scrive sul suo profilo Facebook: ”E’ un harakiri politico, un autentico atto di autolesionismo il voto del Senato che reintroduce il carcere per i giornalisti. Della serie continuiamo a farci del male”.
A questo punto, per salvare Sallusti dal carcere, potrebbe toccare al governo intervenire con un decreto legge ad hoc che riformula le pene per il reato di diffamazione.

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