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Dalla FCC arriva una minaccia per la neutralità della rete

Una rete a pagamento differenziata a due velocità. E’ questa l’idea della Federal Communications Commission (FCC), l’organizzazione americana che vigila sul settore delle telecomunicazioni. Nello specifico, un provider sarebbe legittimato ad offrire un collegamento di qualità superiore agli operatori che possono permetterselo. Conseguentemente le aziende minori dovrebbero accontentarsi di fornire un servizio meno efficiente. Le spese effettuate dai big del settore per la connessione a velocità maggiore danneggerebbero gli utenti, destinati a pagare tariffe più costose per usufruire dei servizi. Si rischia quindi di favorire la creazione di una lobby composta dalle aziende più ricche e alla diminuzione delle offerte di quelle più piccole. La proposta sarà sottoposta al pubblico per 60 giorni, Sarà poi indetto un ulteriore termine di 60 giorni per dare la possibilità di replica agli esperti. In questi 4 mesi di consultazione pubblica la FCC valuterà l’eventuale impatto economico di questa rivoluzione informatica. I tre membri democratici della Commissione hanno votato si alla realizzazione del progetto. Parere negativo è arrivato dai due repubblicani. L’iniziativa è figlia della posizione espressa dalla Corte d’Appello statunitense nel mese di gennaio. I giudici di Washington avevano messo in discussione la decisione con la quale FCC aveva condannato i blocchi e le discriminazione di traffico adottate da alcuni ISP ai danni di operatori web, sviluppatori di app e fornitori di servizi cloud. Spingono per la buona riuscita del progetto i principali ISP (Verizon,Comcast) e il gigante delle telco AT & T.  Schierate contro la riforma della FCC sono aziende come Google, Ebay, Microsoft e Amazon. In una lettera inviata alla Commissione una settimana fa i big di Internet avevano espresso il loro disappunto, sottolineando la minaccia neanche tanto velata verso il principio di neutralità della rete   Ovviamente la proposta non piace neanche ai consumatori, che inneggiano proprio al suddetto principio.   Per il quale una rete a banda larga dovrebbe essere  priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul modo in cui essi operano, cioè dal punto di vista della fruizione dei vari servizi e contenuti di rete da parte dell’utente finale. Invece, se la riforma della FCC andasse in porto, potrebbero crearsi due corsie preferenziali formate dagli utenti in grado di avere un accesso migliore ai siti e da quelli che dovrebbero accontentarsi di servizi limitati nell’efficienza. E’ per questo motivo che ha avuto origine il movimento Occupy FCC, che proprio in queste ore sta protestando attivamente nei pressi della sede della Commissione. Destano qualche speranza le dichiarazioni di Tom Wheeler, presidente della Commissione, che dice di lavorare quotidianamente affinchè Internet resti aperto a tutti con le medesime modalità. Nelle parole la rete è stata riclassificata come servizio pubblico nelle telecomunicazioni.    Di fatto, però,  la strada imboccata dall’organizzazione a cui appartiene è ben diversa. Sono troppo forti le pressioni dei provider, che giustificano i cambiamenti alludendo agli investimenti che da essi scaturirebbero e alle migliorie che i big del web sarebbero in grado di offrire. Dimenticano però, forse volutamente, le start-up innovative che nascono su Internet. Costi più elevati per la banda larga non farebbero altro che scoraggiare la nascita di nuovi modelli di business.

Giannandrea Contieri

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