Da un “Mi piace” su Facebook sanno chi sei

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Età, razza, idee politiche, preferenze sessuali e persino il quoziente intelletivo. Tutti informazioni sulla carta riservate e molto sensibili che i ricercatori dello “Psycometrics Centre” dell’Università di Cambridge in collaborazione con la Microsfot sono riusciti a estrarre dai banali “Mi Piace” pubblicati su Facebook.

A soprendere è il livello di precisione dell’algoritmo messo a punto dai ricercatori su un campione molto vasto, 58 mila profili: tutti volontari che hanno partecipato al test consentendo di installare un’app sul loro account Facebook per registrare dati aggregati e fare test psicometrici.

Risultato: il sesso maschile è stato individuato con una pecentuale di accuratezza dell’88%, che sale addirittura al 95% quando si parla di colore della pelle. O di religione: cristiani e musulmani sono stati “scrutinati” con un tasso di precisioneche oscilla fra il 63 e il 75%. Ovvio che dati simili facciano gola a molti, agli specialisti del marketing come a chi deve organizzare una campagna elettorale.

In alcuni casi, poi, si è addirritura riuscito a risalire se il “volontario” faceva uso di droghe e che tipo di sostanze prendeva. Come? Riuscendo a intepretare i “Like” che non sono mai troppo espliciti, sostengono i ricercatori. Qualche esempio? Soltanto il 5% dei gay ha espresso “Mi piace” ai matrimoni fra persone dello stesso sesso, pochissimi avevano legami con associazioni di difesa dei diritti civili, ma l’algortimo è andato a “scavare” fra i programmi tv più visti, le canzoni più ascoltate tracciando un profilo più che veritiero. Un campanello d’allarme – secondo gli scienzati- sull’impiego senza limiti di programmi ” predittivi”, in grado di setacciare in profondità le nostre abitudini, pure quelle più intime, come spiega Micheal Kosinski, direttore del del Centro Psicometrico di Cambridge: ” A risultati simili si potrebbe arrivere anche partendo da altri dati digitali disponibili sulla rete per svelare informazioni che dovrebbero restare riservate. Tale è la quantità di tracce digitali che ci lasciamo dietro da rendere sempre più difficile il controllo da parte del singolo”. La trincea della privacy è sempre più isolata.

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