Toghe, l'abito dei magistrati
Giornalisti e magistratura, il confronto prosegue. Continua l’impegno del consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti sul decreto relativo alla presunzione di innocenza, il presidente Cnog Bartoli ha incontrato il procuratore generale della Repubblica di Roma Antonio Mura. A cui ha esposto i dubbi e le richieste che i giornalisti italiani espongono all’ordine giudiziario e alle istituzioni. Sul tavolo c’è la questione relativa all’informazione e alla libertà di dare notizie su inchieste e indagati. Che, secondo il Cnog e i giornalisti, rischia di subire pesanti contraccolpi dal nuovo decreto.
L’incontro tra i vertici del Cnog e il magistrato romano si è svolto nei giorni scorsi. Il presidente Bartoli si è presentato all’appuntamento con il procuratore Mura accompagnato dal vice Angelo Baiguini e con il consigliere Gianluca Amadori. I giornalisti hanno esposto le loro ragioni al togato. Su tutte, quella relativa alla necessità di dotare le procure italiane di strutture di raccordo che accorcino la distanza tra magistrati e giornalisti. Un modello che sia comune proprio nel momento storico in cui, per i giornalisti, la distanza aumenta.
Secondo quanto il Cnog ha riferito, ci sarebbe stata un’apertura al confronto da parte dei magistrati. Un dialogo che partirebbe dal Lazio per poi estendersi in tutta Italia. Intanto, dall’altra parte del Paese, cioé a Milano, s’è rischiata la chiusura della sala stampa presso il tribunale. Il capoluogo lombardo è un simbolo dei rapporti tra giornalisti e magistrati e ciò che accade a Milano ha sempre un impatto – spesso (molto) più che simbolico – su quanto avverrà poi nel resto del Paese.
La paventata chiusura è stata scongiurata dall’intervento di una Fondazione milanese. Che però ha preferito non divulgare il suo impegno e rimanersene “anonima”. Il gruppo cronisti in seno all’associazione lombarda dei giornalisti ha esultato per il salvataggio della struttura. Ma la questione è delicatissima e rimane a livello istituzionale.
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