Da Crimi al 5G, lo Stranamore della Lega per l’editoria locale

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C’era una volta la Lega al Governo, il sole del Papeete ancora non aveva sciolto l’idillio tra Salvini e Di Maio. Era poco più di un anno fa, Crimi era sottosegretario all’editoria aveva poche idee e molto confuse, ma un principio gli era chiaro: questi giornali devono morire, tanto io uso Telegram.

E fu così che l’emendamento ammazza giornali fu approvato nella famosa legge di bilancio su cui il Governo pose la fiducia, ma ci volle davvero tanta fiducia da parte del Parlamento, perché il testo non era manco stato scritto. Gli editori di giornali di cooperative e non profit avevano confidato, in realtà, nell’appoggio della Lega, storicamente attenta ai territori, e poi d’altronde Salvini aveva iniziato la propria attività all’interno della redazione della Padania. Il capitolo editoria fu delegato ad Alessandro Morelli, rampante esponente della nuova Lega, che all’inizio fu rassicurante.

Poi disse che il problema dell’editoria l’avrebbe risolto il 5g, che è come dire “se c’è la moria delle vacche, prima o poi passerà un aereo”, questi erano forma e sostanza, e l’emendamento di Crimi passò. Non passò inosservata, invece, la dichiarazione di Salvini che disse che tra dare soldi ad un giornale o a un disabile che non aveva la possibilità di comprarsi da mangiare, da bere, da vestirsi, di una carrozzella, lui preferiva darli al disabile. Che è come dire “se c’è la moria delle vacche, prima o poi passerà un aereo”. E manco a dirlo le risorse tolte ai giornali non andavano a sostenere le disabilità, ma erano destinate ad opachi bandi da gestire in maniera discrezionale. Ma fa niente.

L’attuale Governo non è che abbia brillato per sostegno al pluralismo, anzi. Il sottosegretario Martella sta facendo il possibile per evitare il disastro perfetto, ma da solo non basta. E così, timidamente, il Parlamento in Commissione aveva approvato un emendamento che non risolveva i problemi, ma almeno dava fiato ad un settore davvero a corto di ossigeno, ma poi alla fine nei consueti pasticci del salvo intese, quella che fu la volontà del Parlamento non è stata quella del Governo. E il Parlamento si deve fidare del Governo, ogni mattina, tipo una prece, gli deve dare una fiducia. Ora la lega attacca il Governo e chiede 400 mni di euro per l’editoria, improvvisamente si scopre pluralista. Scordandosi di quel che è stato, della responsabilità solidale con Crimi, e di quanto accaduto appena un anno e mezzo fa. Anzi no. Perché la proposta della lega, ripresa recentemente dall’onorevole Cecchetti, parla di 400 mni di euro, ma esclude un comparto, quello delle cooperative giornalistiche e dell’editoria non profit, non quelli alla lega proprio non vanno giù. “A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca” diceva qualcuno, ma i bandi piacciono troppo a chi è vicino al potere e tra un giornale libero ed uno vicino, “Il populista” per dirne uno, scelgono il secondo, per le ragioni potremmo fare un elenco alla Salvini, ma già siamo andati troppo lunghi.

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