DA BONAIUTI SOLO PROMESSE E NUOVI TAGLI (Carta)

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Era molto attesa l’audizione del sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria Paolo Bonaiuti, comparso oggi davanti alla commissione affari costituzionali del senato. Era molto attesa da migliaia di lavoratori e da decine di migliaia di lettori, preoccupati per la sorete di decine di testate che rischiano di chiudere se il governo conferma la linea di tagli al fondo per l’editoria. Tagli che colpiscono i contributi diretti, quelli che vanno a testate cooperative, di idee e delle minoranze ma che lasciano intatti i contributi indiretti, che riempiono le casse dei già ricchi e grandi colossi dell’editoria italiana, dal gruppo Repubblica-L’Espresso al Sole24Ore, da Rcs-Corriere della sera alla scuderia di riviste della Mondadori.
Bonaiuti ha promesso – poco – e non ha sciolto i dubbi di fondo che riguardano l’uno-due assestato alle testate cooperative, di idee e delle minoranze dal decreto fiscale di Tremonti [convertito con la legge 112] e dal regolamento emanato un mese fa dallo stesso Bonaiuti per «semplificare» l’applicazione della legge sull’editoria. Davanti ai senatori della commissione affari costituzionali, Bonaiuti anzi ha difeso il proprio testo che avrebbe come obiettivo «la trasparenza nella erogazione dei fondi, per impedire giochi e controgiochi che in pochi anni hanno fatto esplodere la spesa». In concreto, il sottosegretario ha promesso che il governo troverà i fondi per garantire l’erogazione – in teoria entro il 2008 – dei contributi dovuti per il 2007 sui quali la maggior parte delle aziende editoriali prive di grandi interessi economici alle spalle ha già scontato le anticipazioni bancarie all’inizio dell’anno. Secondo Bonaiuti, al fondo mancano 80 milioni di euro [ce ne sono 113 su 192,5] «ma il governo si sta impegnando per trovarli in altri capitoli di spesa». Ciò dovrebbe bastare a garantire i contributi del 2007. Sul 2008, invece, non ci sono state né promesse, né aperture. Secondo Bonaiuti, il taglio previsto dal governo, circa 120 milioni di euro, sarebbe «inevitabile». Ma è sulle cifre che il sottosegretario non è chiaro. Dice Vincenzo Vita, senatore del Pd che ha partecipato all’audizione, che per il 2008 il fabbisogno del settore è da valutare attorno ai 500 milioni di euro – da trovare sulla finanziaria del 2009, dato che i contributi arrivano con un anno di ritardo, quando va bene – «il governo – dice Vita – ha annunciato che il fondo sarà di soli 261 milioni e considerando che i contributi indiretti non vengono toccati, ciò vuol dire che quelli diretti saranno falcidiati e quindi molte testate rimangono a rischio di chiusura». Vita, come Mediacoop e la Federazione nazionale della stampa, chiede che i tagli previsti sul 2008 – cioè ad anno già avviato e anzi quasi concluso – siano bloccati e che il governo si renda disponibile a discutere in parlamento una riforma complessiva del settore editoriale. Una riforma che lo tsunami innescato da Tremonti e Bonaiuti rischia di far precipitare su un panorama di macerie. Da questo punto di vista, l’audizione di Bonaiuti è stata ampiamente deludente. Il sottosegretario ha ovviamente tributato il dovuto omaggio verbale alla «sovranità» del parlamento, ma ha anche detto che non ci saranno «pasticci» in aula, perché «a medio o breve termine il problema si riproporrà, dato che non ci si attendono anni di vacche grasse per questo settore». Al contrario dei salvataggi bancari per i quali il governo sembra invece ben disposto a trovare e perfino raschiare ogni fondo disponibile. La stessa disponibilità non esiste quando si tratta di informazione, tanto che il sottosegretario ha evitato di fare riferimento al punto centrale della questione, quella del riconoscimento del diritto soggettivo alle imprese editoriali cooperative, di idee e delle minoranze ai contributi diretti. Nel nuovo regolamento, l’erogazione dei fondi dei contributi diretti dipende solo dalla discrezionalità del ministro dell’economia che ne stabilisce anno per anno la dotazione. Un modo per tenere sempre sotto ricatto economico un’ampia fetta della stampa italiana.
Bonaiuti ha concluso la sua comunicazione dicendo che entro il 15 ottobre saranno valutate le osservazioni al regolamento «arrivate a valanga da tutti i soggetti interessati». Il regolamento sarà messo a punto dai tecnici di Palazzo Chigi dopo quella data e prima di essere varato sarà di nuovo sottoposto al parlamento. Infine, dovrà essere valutato dal Consiglio di Stato, prima di essere promulgato con un decreto del presidente della repubblica. C’è ancora quindi un minimo spazio di manovra per evitare che i tagli – e soprattutto il disegno politico e industriale che li sostiene – diventino immediatamente efficaci e per di più con effetto a partire dall’anno ormai quasi concluso. Le iniziative di protesta, quindi, andranno ancora avanti. Perché l’unica cosa di cui Bonaiuti ha convinto chi attendeva con ansia la sua audizione in Senato è che non c’è un momento da perdere per salvare il pluralismo dell’informazione in Italia.

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