Crisi l’Unità. Società in liquidazione. Ecco i dettagli

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L'Unità
La prima pagina di un numero dell'Unità con in evidenza il nome della testata
La prima pagina di un numero dell’Unità con in evidenza il nome della testata

Si chiude un’altra pagina per l’Unita’ e al momento non e’ dato sapere se e quando se ne aprira’ un’altra. L’assemblea dei soci azionisti della Nie, la societa’ che dal 2001 edita il quotidiano fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, da anni in crisi profonda, ha nominato i due liquidatori che avranno il compito di “massimizzare il valore degli asset societari”. Il socio di maggioranza Matteo Fago rassicura sul futuro, parlando di passaggio essenziale per la rinascita, ma il comitato di redazione della testata bolla come inaccettabile il comportamento della proprieta’ e annuncia nuove iniziative di lotta. “Questa scelta non va intesa come la chiusura del giornale ma il suo esatto contrario – precisa Fago -. La liquidazione rappresenta un passaggio inevitabile e necessario per uscire da una crisi altrimenti irreversibile”. Le divisioni nella compagine azionaria hanno impedito di procedere alla ricapitalizzazione che avrebbe consentito di continuare l’avventura con l’attuale assetto e ora sara’ necessario valorizzare marchio e testata per poi trovare nuovi possibili investitori. “Lo stato patrimoniale, finanziario e gestionale del giornale era ed e’ molto grave – spiega Fago -. Era quindi necessario prendere una decisione difficile: fallimento della societa’ e conseguente chiusura de l’Unita’ oppure cercare una soluzione finanziaria e organizzativa che permetta al giornale di continuare a esistere. E’ mio intendimento riportare l’Unita’ ad essere il punto di riferimento politico e culturale della sinistra”. Parole giudicate poco credibili dal comitato di redazione. “Non c’e’ alcuna garanzia sul mantenimento degli impegni che Fago aveva assunto con la redazione – sostiengono i rappresentanti sindacali -. Cosi’ come mancano certezze sulla continuita’ delle pubblicazioni”. I giornalisti, da tempo senza stipendio, vanno avanti con lo sciopero delle firme e minacciano nuove iniziative di lotta. “Quello di una proprieta’ che decide la messa in liquidazione senza degnarsi di darne comunicazione ai lavoratori – aggiungono – e’ un comportamento inaudito, inaccettabile, da padroni delle ferriere”. Assicura che si andra’ avanti con le pubblicazioni il direttore Luca Lando’. “Immagino che ora la questione degli stipendi passera’ nelle mani dei liquidatori, ma noi non possiamo che andare avanti – afferma -. Esiste un piano editoriale, con l’integrazione tra carta e web, che non e’ stato implementato. Non sappiamo ancora nulla sul futuro e sulla possibile nuova compagine societaria, ma speriamo che questo sia il momento definitivo per fare chiarezza”.
“Quella della liquidazione era un’ipotesi di cui si parlava da tempo. L’ultimo cda ha valutato l’ipotesi della ricapitalizzazione, ma alla fine e’ stata scelta questa strada. Ci tengo a sottolineare la frase dell’editore, quando specifica che non si tratta di una chiusura del giornale”. Cosi’ il direttore de L’Unita’, Luca Lando’, dopo la notizia della nomina dei liquidatori della societa’ editrice dello storico quotidiano. “La notizia non ci coglie impreparati – dice ancora all’ANSA -. Da tempo c’era un problema tra i soci e purtroppo si e’ sprecata un’occasione d’oro per il rilancio, quella del 90/o anniversario dalla nascita del giornale. In quell’occasione gli inserti sono andati benissimo, compreso l’ultimo dedicato a Berlinguer, a conferma che quando si toccano le corde dei lettori di sinistra i risultati si vedono”. “E’ ovvio che noi continueremo ad essere in edicola, anche senza stipendio – aggiunge Lando’ -. Immagino che ora la questione degli stipendi passera’ nelle mani dei liquidatori, ma noi non possiamo che andare avanti. Esiste un piano editoriale, con l’integrazione tra carta e web, che non e’ stato implementato. Non sappiamo ancora nulla sul futuro e sulla possibile nuova compagine societaria, ma speriamo che questo sia il momento definitivo per fare chiarezza”.
 “La liquidazione della Nie rappresenta quindi un passaggio inevitabile e necessario per uscire da una crisi altrimenti irreversibile”. Lo precisa , Matteo Fago, socio di maggioranza della Nie, societa’ editrice dell’Unita’, aggiungendo che “questa scelta non va intesa come la chiusura del giornale ma il suo esatto contrario. E’ necessario un ‘nuovo inizio’ sia dal punto di vista imprenditoriale che editoriale ed ideale”. “Risale, ormai, ad un anno e mezzo fa – ricorda Fago – il mio ingresso nel capitale della Nie spa, prima come semplice azionista-sostenitore per evitare l’imminente chiusura, poi, a seguito di continue emergenze finanziarie, come socio di maggioranza. In tutto questo tempo, nonostante i diversi progetti ipotizzati e messi in campo, ho assistito al progressivo defilarsi degli altri “attori” e soci di questa impresa. Mi sono ritrovato, cosi’, da solo, a sobbarcarmi di responsabilita’ finanziarie e anche politiche che, ad oggi, non sono piu’ sostenibili”. “Lo stato patrimoniale, finanziario e gestionale del giornale era ed e’ molto grave – prosegue Fago -. Era quindi necessario prendere una decisione difficile di fronte ad una situazione ormai insostenibile: fallimento della Societa’ e conseguente chiusura de l’Unita’ oppure cercare una soluzione finanziaria e organizzativa che permetta al giornale di continuare a esistere per non disperdere un patrimonio culturale, politico e sociale che da novant’anni presidia gli interessi e i valori dei lavoratori e delle classi meno agiate”. “Il progetto – spiega ancora – e’ che l’Unita’ non muoia ma, anzi, continui ad esistere e si sviluppi su solide basi finanziarie, imprenditoriali e gestionali, per esprimere le potenzialita’, ancora in gran parte inespresse, di questa storica testata. E’ mio intendimento riportare l’Unita’ ad essere il punto di riferimento politico e culturale della Sinistra italiana, nelle sue diverse componenti, cosi’ come era nel progetto del suo fondatore, Antonio Gramsci, 90 anni fa. Sono convinto che un serio progetto editoriale trasparente, accompagnato da un preciso piano industriale e finanziario e da una nuova squadra alla guida dell’azienda, possa riuscire a superare una crisi drammatica e possa altresi’ trovare nel suo percorso alleati interessati a mantenere in vita una testata fondamentale per il pluralismo culturale e politico nel nostro Paese”.
Al momento, a quanto risulta al Foglio, esiste un imprenditore lombardo interessato ad avere un ruolo importante nel giornale della sinistra (dove un ruolo importante lo avranno soprattutto due azionisti: Mian e Fago). E’ la famiglia dei costruttori Pessina. Non sono previsti esuberi. L’operazione è stata coordinata dal tesoriere del Pd Francesco Bonifazi.

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