CRISI EL PAIS. LICENZIATI VIA EMAIL 129 GIORNALISTI

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In queste ore sono state inviate le comunicazioni di licenziamento via posta elettronica a 129 giornalisti, fra cui molte firme storiche, del giornale spagnolo El Pais che, con circa 500mila copie vendute al giorno, è il quotidiano non sportivo più diffuso della Spagna (2,1 milioni di lettori secondo l’Estudio General de Medios). I redattori che hanno perso il lavoro scrivono su Twitter (hashtag #NoAlEreDelPais, da “Ere”, il piano di licenziamento collettivo) commenti carichi di amarezza: “Ecco come il gruppo Prisa sta trattando la generazione che ha guidato il quotidiano negli anni del socialismo, del boom economico e delle conquiste sociali: li licenzia per email e dimenticando tutti i valori di cui è portabandiera”. “Ramón Lobo, Enric González, Miguel Ángel Villena e io stesso tra i veterani licenziati di El País. Io lavoravo lì da 30 anni” scrive Javier Valenzuela, una delle firme più prestigiose e amate del giornale. E ancora, Jorge Marirrodriga, twitta: “La redazione di El País ha appena osservato un minuto di silenzio e continua a lavorare. Gli uffici della direzione sono spenti e vuoti”. Un pensiero su Twitter lo ha dedicato anche il centrocampista della Fiorentina, lo spagnolo Borja Valero. Il calciatore 27enne, arrivato a Firenze dal Villarreal in estate e marito di una cronista sportiva connazionale, ha scritto come il licenziamento dei cronisti di El Pais sia avvenuto con gli stessi metodi più volte

e fortemente criticati dallo stesso giornale.

Il primo novembre i giornalisti avevano attuato una protesta silenziosa. Cinque minuti tenendo sollevato il giornale: contro il piano di tagli annunciato dalla proprietà che prevede la riduzione di un terzo il numero dipendenti. Il gruppo editoriale Prisa, che edita la testata, ha perso 53 milioni di euro solo nel secondo trimestre del 2012. Per fare fronte al crollo delle vendite ma soprattutto della pubblicità ha previsto 128 licenziamenti e 21 prepensionamenti, portando in totale a 149 uscite a fronte di uno staff di 466 dipendenti. Per chi resta è annunciato un taglio del 15% alla busta paga. I dipendenti del quotidiano progressista spagnolo hanno avviato una serie di scioperi a partire dal 25 ottobre. Clamoroso quello del 6 novembre, giorno delle elezioni americane.

I redattori del Pais attribuiscono la responsabilità della crisi del giornale alla gestione dissennata del presidente del gruppo editoriale, José Luis Cebrián. Scrivono ancora su Twitter: “El Pais sta morendo per colpa dei brogli del suo presidente, che ha blindato il suo stipendio da14 milioni all’anno”. “Tutti gli stipendi dei giornalisti licenziati messi insieme non fanno quello milionario del presidente”.

Il gruppo Prisa assicura di aver tentato negli ultimi tempi ogni iniziativa tendente a scongiurare la ristrutturazione aziendale: le tirature sono state ottimizzate per operare un risparmio sulle spese per l’approvvigionamento della carta, sono stati varati piani di risparmio, ma a nulla è valso il contenimento dei costi di esercizio di questo quotidiano molto autorevole che nacque nel 1976, nel periodo della transizione democratica spagnola, scegliendo come modello di riferimento contenutistico e di stile il giornale francese Le Monde. Due anni fa la testata era già in perdita per la riduzione delle entrate e la maggioranza del gruppo editoriale fu rilevata dal fondo di investimento americano Liberty, operazione che non ha prodotto però i positivi risultati sperati. Si tratta del declino di un giornale che si è imposto come simbolo forte di informazione democratica, ponendosi anche al centro dell’attenzione come quotidiano dalle grandi aspirazioni stilistiche. Celebre in tutto il mondo il “Libro de estilo”, che è una guida per un corretto linguaggio giornalistico europeo da trent’anni a questa parte.

El Paìs esce in tre edizioni: quella spagnola, un’altra europea e una terza internazionale in lingua inglese. Destò scalpore l’edizione del 5 giugno 2009 per la pubblicazione delle foto di alcune feste private di Silvio Berlusconi non pubblicate dai giornali italiani per interdizione della magistratura. Il titolo dell’articolo era: “En la villa del Papi”.

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