Crisi editoria. Tutte le tappe della vicenda relativa alla chiusura del settimanale Left

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left-800x315La situazione è intricata. E comincia molti mesi fa. La bufera era all’orizzonte ma nessuno dei giornalisti credeva in una fine del genere. Fino a dicembre Left veniva editato dalla cooperativa “Left Avvenimenti scpl”. Nata a marzo 2014 dopo il fallimento della precedente cooperativa che stampava il giornale: Editrice dell’Altritalia. A causa di quel fallimento, la testata non era ancora proprietà della nuova coop: la usava infatti in comodato d’uso gratuito concesso dal liquidatore fallimentare Antonio Gagliardo in attesa dell’acquisto all’asta (base 36 mila euro) entro il 16 gennaio 2015. Per due anni, il settimanale è uscito anche in allegato con l’Unità. L’abbinamento garantiva a Left una relativa stabilità economica. Ma ad agosto l’Unità fallisce e la sostenibilità del settimanale si fa più complessa. È a questo punto che fa la sua entrata in scena Matteo Fago, già azionista di maggioranza del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Lo fa rassicurando la redazione del settimanale su un suo intervento certo. Fago è diventato milionario i pochi anni dopo che con tre amici dell’università si inventò Venere.it, il primo sito di prenotazione d’albergo, vendendolo poi a Expedia. Da qualche anno il suo cruccio è l’editoria. Il suo primo grande colpo è stata la scalata dell’Unità. In quattro mesi, fino alla fine del 2014, Fago presenta ben tre diversi piani di investimento. Progetti di salvataggio tutti accolti dai soci gionalisti. E nello stesso periodo di tempo garantisce l’uscita del giornale. Nel frattempo fa alcune mosse: piazza un condirettore amico, Ilaria Bonaccorsi, moglie di Ivan Gardini, candidata alle europee in quota Civati; convince i dipendenti a programmare la riduzione degli stipendi nonostante l’aumento della foliazione; decide il restyling grafico. Sia Fago che Ilaria Bonaccorsi sono molti vicini a Massimo Fagioli, lo psichiatra dell’analisi collettiva seguita da migliaia di persone, detti anche “fagiolini”. Fagioli l’anno scorso sostenne che l’Unità era diventata un covo di cattolici. E su Left ha avuto una sua rubrica fino alla fine. Insomma, dopo mesi di estenuanti tira e molla, alla vigilia di Natale, Matteo Fago ha annunciato, tramite l’amministratore unico Nicoletta Cicchinelli, che non sarebbe entrato in cooperativa. Da quel giorno gli eventi si susseguono rapidamente. E i giornalisti capiscono che è davvero finita. Dal 2 al 7 gennaio è stato deciso il futuro della testata, messa in liquidazione con una perdita di circa 170 mila euro. L’amministratore unico della cooperativa rinuncia al comodato d’uso e ritira l’offerta di acquisto della testata (senza informare gli altri soci). Poche ore dopo attraverso un comunicato stampa, la società Editoriale Novanta di Matteo Fago ha ottenuto il comodato d’uso per la testata e presentato una formale offerta d’acquisto, impegnandosi a riportare in edicola Left entro la fine di gennaio. Ma con un’altra redazione, come riporta Italia Oggi. Un vero e proprio blitz dell’editore Fago che ha intenzione di posizionare la testata maggiormente a sinistra (questo l’annuncio della proprietà). Una sinistra però che lascia a casa i lavoratori. (fonte: L’espresso)

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