Il credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari sui giornali e sulle televisioni è in dirittura d’arrivo; forse. Il decreto legislativo sul riordino del consiglio nazionale dei giornalisti è stato pubblicato; e a breve dovrebbe essere in Gazzetta Ufficiale anche quello, attesissimo, sul riordino del sistema pubblico alla stampa. Su questi due punti il Governo è riuscito a rispettare la tempistica prevista dalla legge 16 ottobre 2016, n. 198 di riforma dell’editoria mentre è stato, invece, meno veloce, nel promuovere il processo che dovrebbe, (il condizionale è d’obbligo visto quanto accaduto negli ultimi anni) garantire la sopravvivenza alla rete di vendita dei giornalai e nell’istituire il credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari incrementali effettuati sui mezzi di comunicazione. E per questi ultimi due interventi appare molto probabile che vengano disciplinati con la manovra finanziaria il cui testo è appena stato licenziato dalla Commissione bilancio e per il quale il Governo sembra intenzionato a chiedere il voto di fiducia. Il rischio è che norme essenziali per garantire la sopravvivenza di un settore e per le quali era richiesto solo un testo attuativo vengano riannunciate, ma rimangano prove di efficacia. Molto attesa da tutto il settore degli editori è, in particolare, la reintroduzione del credito d’imposta che dovrebbe essere riconosciuto alle imprese per gli investimenti incrementali in pubblicità effettuati su quotidiani e periodici e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali. Una misura che può risollevare il settore e che non può più essere prorogata.
Enzo Ghionni
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