Ci sono 19 giorni per salvare “l’Unità”, che ieri ha fatto sciopero dopo l’indisponibilità annunciata dall’editore Renato Soru di ricapitalizzare le casse esangui del quotidiano. Servono quattro milioni di euro entro il 23 marzo: nuovi soci d’area democratica sarebbero disposti a entrare nella proprietà, a patto che ci sia un progetto di risanamento. Il piano proposto dall’amministratore delegato della Nie, Antonio Saracino, prevede: chiusura delle redazioni locali di Roma e Milano; riduzione della foliazione da 48 a 40 pagine; diminuzione del numero dei giornalisti, che oggi sono 105 (contratti a termine compresi), per mezzo di prepensionamenti, mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato; riduzione del 7% dello stipendio.
Insomma, bisogna dimagrire per attirare nuovi investitori, e salvare così la pelle, ma tagliare troppo, rinunciando ai giovani talenti, vorrebbe dire affossarne la qualità. Equilibrio difficile da raggiungere. Il cdr domani lo dirà a Saracino.
A febbraio “l’Unità” ha diffuso 52 mila copie: ne vendeva 42 mila quando Concita De Gregorione ha assunto la direzione, ad agosto. Il nuovo formato, lanciato il 25 ottobre scorso in coincidenza con la grande adunata pd al Circo Massimo, titolo di prima pagina “Ci siamo” – è costato circa un milione e mezzo di euro, dei quali 300mila euro per la riforma grafica e 500mila per il lancio. Un investimento pienamente ripagato, sostiene De Gregorio, considerata la sensibile crescita del giornale, grazie all’ iniezione di lettori nuovi, giovani e donne, trainati anche da un sito on line nuovo di zecca.
Bilanci degli ultimi anni alla mano “l’Unità” costa circa 30 milioni di euro, e ne guadagna 19, ai quali vanno aggiunti i 4-5 milioni del finanziamento pubblico. Resta un buco di 7-8 milioni da colmare. Soru, a otto mesi dall’acquisto, non intende farlo e minaccia di portare i libri in tribunale il 23 marzo, data della prossima riunione del cda. La De Gregorio è fiduciosa: “Penso che “l’Unità” sia una buona cosa, e come tutte le cose buone cose vivrà”.
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