CRISI A LIBERAZIONE, SI APRE LA TRATTATIVA CON IL PRC

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Si riapre una trattativa per le sorti dei redattori del quotidiano
del Prc Liberazione, il giorno dopo lo sciopero che non ha mandato
in edicola il giornale venerdì. Al termine del presidio davanti alla
sede, con striscioni e conferenza stampa per strada, i sindacalisti
del Cdr sono stati convocati nel pomeriggio dal consiglio di
amministrazione della società Mcr, proprietaria della testata,
controllata al cento per cento dal Partito della Rifondazione
Comunista. 

In mattinata, durante il presidio, il nuovo segretario del Prc
Paolo Ferrero si è incontrato con i giornalisti. «Il Prc, come
proprietario unico di Liberazione, deve fare tutto il possibile per
il rilancio del giornale. La strada non è portare i libri in
tribunale», ha esordito Ferrero, al sit-in che gli chiedeva
chiarezza sul futuro della testata, la cui esistenza è messa a
rischio anche per i tagli ai contributi per l’editoria decisi dal
ministro dell’Economia Giulio Tremonti.  «Questa mattina – ha detto
il segretario – ho chiesto all’amministratore delegato e al
presidente della società editrice di Liberazione di aprire un tavolo
per la fase di discussione di rilancio del giornale, che per me
resta un valore. La gestione della situazione è complicatissima, si
va dal buco di bilancio alla perdita di copie. E ora c’è l’ulteriore
mannaia del governo».  Ferrero ha aggiunto di aver chiesto
all’amministratore delegato  «di incontrare il comitato di redazione
dei giornalisti e dei lavoratori» del giornale, perché «il percorso
di crisi va gestito in modo chiaro e trasparente». E ha aggiunto:
«Vorrei che questa vicenda fosse affrontata senza caricarla di
elementi politici. Ciò sarebbe negativo per la risoluzione dei
problemi».

Il cdr de circa 60 giornalisti di Liberazione- alla cui battaglia
va un comunicato di solidarietà del cdr de l’Unità – ha chiesto che
«la situazione di crisi venga formalizzata». «Non accettiamo tavoli
al buio», spiegato Anubi D’Avossa del cdr, sottolineando che tutte
le eventuali soluzioni e proposte «devono essere proposte alla
rappresentanza sindacale».

Ferrero ha detto di aver visto i conti del bilancio della Mcr che
edita il quotidiano e di aver verificato che il passivo dovrebbe
attestarsi a oltre i 4 milioni di "rosso". Ferrero ha anche parlato
di un calo delle vendite del giornale che sarebbe intorno al 30
percento delle copie.

Ma i redattori contestano questi dati, sostengono che non tengono
presente del successo che hanno avuto a Roma e Milano i quattro mesi
di sperimentazione del free-press, che se da una parte era
interamente ripagato dalla pubblicità e ha funzionato come
iniziativa promozionale, d’altra parte non può che aver penalizzato
le vendite in edicola. Ferrero ha comunque tratto le somme di questi
dati sostenendo che «i responsabili di questa situazione» non
potranno comunque essere riconfermati al vertice.

Alla trattativa che si è riaperta con l’azienda partecipano anche
rappresentanti dell’Associazione Stampa Romana. Il quotidiano, anche
se in forma ridotta, riprende da sabato le sue pubblicazioni.

A proposito dei tagli ai finanziamenti pubblici alla stampa, che
stanno mettendo in ginocchio i quotidiani politici più piccoli –
come il Manifesto e Liberazione, ma anche Europa – e rischiano di
creare problemi di bilancio retroattivi anche a l’Unità, è
intervenuto sempre venerdì il segretario alla presidenza del
Consiglio, Paolo Bonaiuti, durante la trasmissione radiofonica.
Bonaiuti riconosce il principio per il quale lo Stato sarebbe tenuto
a «salvare certe isole di diffusione di cultura e idee» che
rischiano di venir stritolate in un mercato molto agguerrito e quasi
monopolizzato dalle grandi corazzatedell’editoria. Ma sostiene che
questo salvataggio dovrà seguire il «principio della
proporzionalità»: cioè più fondi a chi distribuisce più copie. O
meglio, più che alle copie, Boniauti fa riferimento «alla grandezza
dei giornali». Per ottenere i contributi – dice – «varranno le copie
effettivamente vendute, non le copie dichiarate. si ritorna a
parametrare sull’effettiva realtà». 

«Non è giusto che sia la collettività cioè lo Stato a mantenere
un giornale senza lettori, non è altrettanto giusto sottovalutare
che la ricchezza di una democrazia è anche che piccole realtà
sociali e culturali possano avere una voce, soprattutto quando
abbiamo tutti quanti costruito un sistema che purtroppo non era
privo di ingiustizie», ha sostenuto, nella stessa trasmissione
radio, Fabrizio Morri, capogruppo del Pd in commissione Vigilanza
Rai.
Vincenza Petta

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