Editoria

Così l’Europa punta su giornali locali e pluralismo

Pluralismo e sviluppo dei giornali specialmente locali: ecco le linee guida sull’informazione che il Consiglio d’Europa ha indirizzato agli Stati membri. Il documento è stato approvato nei giorni scorsi e pubblicato sul sito istituzionale dell’organismo comunitario.Tante le suggestioni che si colgono negli indirizzi illustrati dal Consiglio d’Europa. Traspaiono le esigenze che da anni il settore dell’informazione mette sui tavoli istituzionali e dibatte pubblicamente. L’insorgere di emergenze che mai prima d’ora avevano interessato l’Europa, a cominciare dalla tragedia della pandemia Covid e passando per il dramma irrisolto della guerra tra Russia e Ucraina, hanno determinato le istituzioni a fare qualcosa. A mettere nero su bianco orizzonti e prospettive che non si possono più rimandare.

Molto interessante che il testo delle linee guida sull’informazione ha dedicato ai temi del pluralismo e dei giornali di prossimità. In particolare, al punto 2.4.3, il documento parla esplicitamente dei media locali. Secondo il Consiglio d’Europa,  per ricostruire un rapporto di fiducia col pubblico non si può fare a meno di procedere al sostegno e alla collaborazione attraverso le piattaforme innovative, locali o addirittura iperlocali, che inducano “giornalisti e pubblico a lavorare insieme su temi e argomenti che siano originali, rileventi e popolari”.

Bisogna, dunque, coinvolgere le comunità locali per ricostruire un rapporto di fiducia non soltanto tra pubblico e giornali ma tra il cittadino e le istituzioni. Per farlo, secondo l’Ue, si deve puntare su tre obiettivi. Il primo riguarda lo sviluppo di modelli economici sostenibili per il giornalismo locale. Poi c’è il tema che riguarda la “costruzione” di una presenza digitale dedicata agli outlet informativi locali e iperlocali. Quindi il sostegno alle strutture che si occupano di fornire importanti servizi alle comunità di riferimento, specialmente quando si tratti di minoranze linguistiche.

Tutto questo perché l’Unione Europea ha (giustamente) individuato il pluralismo quale strada maestra, unica e necessaria, perché il giornalismo possa dirsi di qualità. In particolare, le linee guida hanno individuato nel pluralismo un obbligo preciso per gli Stati membri. Che riguarda il dovere di assicurare una “varietà sufficiente” di media indipendenti che rappresentino la realtà con i loro precisi background culturali, facendo della qualità la loro bussola valoriale. Solo così si può crere quella complementarietà tra voci che contribuisce a creare un panorama informativo davvero democratico, libero e all’altezza dei diritti costituzionali garantiti e riconosciuti ai cittadini.

Luca Esposito

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