CORTE UE: NELLE INDAGINI PENALI, POSSIBILE PUBBLICARE FOTO ANCHE SENZA CONSENSO AUTORE

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I media possono pubblicare la fotografia di una persona scomparsa senza il consenso dell’autore se la pubblicazione dell’immagine, nell’ambito di un’inchiesta penale, può aiutare la polizia a ritrovare la persona in questione: lo ha deciso la Corte di Giustizia europea in relazione a un’azione legale di una fotografa austriaca sulle immagini di Natascha Kampusch, la donna rapita da un maniaco quando era bambina e tenuta segregata per oltre otto anni.
La causa è stata avviata in Austria dalla fotografa Eva-Maria Painer, che aveva fotografato gli allievi della scuola elementare frequentata dalla piccola Kampusch prima del rapimento, avvenuto nel marzo 1998, e aveva così numerose fotografie della bimba sequestrata. Già subito dopo il rapimento, la polizia aveva pubblicato le foto della piccola fatte dalla Painer e poi – nel 2006, quando la ragazza era già fuggita dal suo aguzzino ma non era ancora apparsa in pubblico – cinque case editrici (quattro tedesche e una austriaca) avevano pubblicato le foto su vari giornali e siti Internet senza indicare il nome dell’autore. E’ a quel punto che la Painer ha chiesto il blocco immediato delle immagini, oltre al pagamento da parte delle case editrici di un «congruo» indennizzo e di un risarcimento.
Nella sua sentenza, la Corte Ue ha ricordato anzitutto che «la portata della tutela del diritto d’autore può essere limitata, in via derogatoria, qualora l’opera protetta sia utilizzata per fini di pubblica sicurezza, in particolare nel corso di un’inchiesta penale volta a ritrovare una persona scomparsa». In questo caso, le foto erano state pubblicate quando la Kampusch era già libera, ma la Corte Ue ha precisato che, «durante un’inchiesta, una fotografia può essere pubblicata dai mass media in assenza di un appello concreto, attuale ed esplicito delle autorità di pubblica sicurezza a tal fine».

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