Coronavirus. Lazzari (RID): “Lavoro e serietà per uscire dalla crisi”

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Il viaggio di Editoria.tv tra le redazioni al tempo del coronavirus prosegue. Questa volta, della situazione e delle prospettive dettate dall’emergenza al settore dell’editoria, ne abbiamo parlato con Franco Lazzari, direttore della prestigiosa Rivista Italiana Difesa.

L’arrivo del coronavirus ha cambiato l’approccio al settore di interesse del giornale?

Il mensile che noi editiamo è uno specializzato e, per di più, di un settore decisamente particolare: la Difesa. E’ una pubblicazione che da quasi 40 anni si rivolge agli specialisti del settore a qualsiasi livello: politico, militare ed industriale. Una rivista dal taglio tecnico che si occupa di tecnologie e strategie, che guarda alla situazione geostrategica mondiale ma che pone anche grande attenzione al nostro Paese. Un esempio per tutti: la rubrica “Obiettivo Italia”, che tutti i mesi riporta quanto accaduto a livello politico (in riferimento alla Difesa, ovviamente), fornisce al lettore quelle informazioni necessarie per meglio valutare l’iter decisionale ed i risultati che ne conseguono, ma anche per comprendere i rapporti tra Politica, Forze Armate ed Industria. E’ un settore delicato ed il nostro lavoro è spesso basato su rapporti di fiducia costruiti in tanti anni durante i quali RID è stata sempre la rivista leader del settore, fin dal primo anno di pubblicazione. Ne consegue che il COVID19, impedendoci di viaggiare e di organizzare incontri, ci ha un po’ complicato il lavoro di raccolta dati, nonostante le nostre relazioni siano forti di tanti anni di conoscenza di istituzioni e persone. Però il nostro lavoro è rimasto sostanzialmente identico, proprio perché poggia su basi solidissime.

 

E’ cambiato, e se si come, il rapporto con i lettori?

Il nostro pubblico è distinguibile principalmente in due tipologie di lettore: i professionisti del settore ed i tanti appassionati. Nel periodo del lockdown, RID ha continuato ad uscire regolarmente e di questo vorrei ringraziare non solo la redazione ma anche tutta la filiera, dalla tipografia, ai distributori, alle edicole, che ci hanno permesso di raggiungere i lettori. Purtroppo il ciclo di distribuzione di un mensile è di circa tre mesi: cioè dal momento in cui si immette un numero nel circuito distributivo, trascorrono tre mesi prima che si abbiano i risultati di vendita definitivi. Perciò noi sapremo come è andata le vendita del primo numero dopo il lockdown solamente a fine Giugno ma, in tutto questo tempo, abbiamo ricevuto molte testimonianze da parte del nostro pubblico che ci fa ben sperare: sono stati in tanti a volerci manifestare la loro vicinanza e la loro gratitudine per aver continuato a pubblicare anche in quel periodo. Confido, quindi, in un risultato positivo o, almeno, in una flessione modesta del venduto. L’online, invece, ha subito un risveglio di interesse e noi abbiamo deciso di dedicare nuova attenzione ed ulteriori risorse al suo sviluppo. Purtroppo una pubblicazione come RID, che è ricca di pagine dense di contenuti da leggere con attenzione, poco si adatta al formato elettronico, ma stiamo implementando una soluzione che confidiamo possa coniugare in sé tutte le esigenze e tutte le soluzioni. Questo dovrebbe, almeno parzialmente, modificare (in senso migliorativo) il rapporto con i lettori e, sebbene questa soluzione fosse in esame da un po’ di tempo, devo ammettere che il COVID19 ha contribuito a dare un impulso in avanti ed accelerarne il processo.

 

Cosa è cambiato nel lavoro quotidiano in redazione?

Data la natura particolare del nostro settore e non avendo da produrre un quotidiano, per un lungo periodo abbiamo preferito adattarci a lavorare da casa, per cercare di salvaguardare al massimo la salute dei lavoratori, almeno nella prima fase quando c’era tanta confusione ed una maggiore virulenza. Questo ha comportato una certa dilatazione dei tempi di lavoro e ci ha costretto a fare riunioni di redazioni più frequenti e solo online. Anche i rapporti con aziende ed istituzioni sono stati mantenuti allo stesso modo, con riunioni virtuali che, però, ci hanno permesso di produrre numeri della rivista all’altezza di quelli che si preparavano stando tutti insieme in redazione e partecipando fisicamente agli incontri. Oggi stiamo finalmente tornando alla normalità, il che è un bene soprattutto per il team di RID, un gruppo coeso e che lavora volentieri gomito a gomito, anche con un Plexiglass divisorio.

 

Quali conseguenze dell’epidemia potranno ripercuotersi sui giornali e sulla stampa di settore?

La stampa in genere ha subìto stravolgimenti importanti in questo periodo, che è stato foriero di un ulteriore peggioramento della situazione dell’editoria e difficilmente, senza un vero sostegno delle istituzioni, il mantenimento della pluralità sarà possibile. Riferendosi specificamente alla stampa specializzata per la Difesa, non credo che la pandemia COVID19 porterà importanti conseguenze: il settore è in crisi come tutto il comparto editoriale e, per di più, le grandi concentrazioni industriali hanno reso davvero esiguo il numero di aziende che, sebbene con budget esigui, potrebbero concorrere a sostenere la stampa specializzata tramite iniziative pubblicitarie. Ritengo che l’iter che la stampa di settore aveva intrapreso, non subirà particolari modifiche a causa di questo virus, se non – magari – accelerarlo un po’. In riferimento alla nostra testata, se non fosse che rappresento l’Editore, direi che il COVID19 ha reso ancora più visibile la posizione dominante che RID occupa nell’editoria della Difesa. Ma  “Cicero pro domo sua” sarebbe la perentoria risposta cui mi esporrei, quindi non lo farò e lascerò il giudizio a chi quel settore lo frequenta e lo conosce.

 

Ha percepito vicinanza o lontananza da parte delle istituzioni?

Più che di “distanza”, parlerei di “presenza” delle istituzioni. Mi sembra che finora siano stati fatti tanti discorsi ricchi di proponimenti e di intenzioni positive che però non credo abbiano avuto molti riscontri in azioni reali ed interventi tangibili. Ma mi auguri che arrivino presto. In riferimento al nostro specifico settore di attività, ritengo che il comparto industriale della Difesa, che ha continuato ad operare – sebbene a scartamento ridotto – anche nel periodo del lockdown, possa costituire un punto di partenza per il Paese. Grazie ad un elevato moltiplicatore del reddito, la spesa nel settore Difesa è in grado di smuovere l’economia ed influenzare positivamente PIL ed occupazione. Per questo motivo auspico che il Governo non solo confermi i programmi in essere ma continui a lavorare perché quelli in corso di valutazione raggiungano l’approvazione e la copertura economica in tempi brevi. A questo proposito RID ha organizzato un webinar con la presenza del Sottosegretario alla Difesa, On. Angelo Tofalo, e dei massimi esponenti delle principali aziende del settore, volto proprio a far leva sull’industria della Difesa affinché possa fungere da volano per il Paese in questo momento davvero difficile.

 

Come se ne esce?

Con la bacchetta magica, mi verrebbe da dire! Ma, per rispondere seriamente alla domanda, credo dovrò fare ricorso ad un briciolo di retorica. Se ne esce con il lavoro serio di tutti, delle istituzioni, dell’industria, del commercio e dei cittadini. Se ne esce con la serietà di tutti, nessuno escluso, e cercando il punto d’incontro tra i propri interessi personali e quelli della collettività, perché stare bene è possibile solo insieme. Che ne dite, sono stato abbastanza retorico?

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