Gli USA hanno escluso l’Italia dalla black list dei paesi poco attenti alla salvaguardia del diritto d’autore. Il nostro paese figurava su quest’ elenco da 25 anni. A pesare nel giudizio della Casa Bianca è l’adozione del regolamento sulla tutela del copyright da parte dell’Agcom. Gongola il commissario dell’Autorità Francesco Posteraro, ribadendo che le norme dell’Autorità innescano un giusto processo di salvaguardia dell’utente, stabilendo un meccanismo per affrontare la pirateria su larga scala. Qualche dubbio può venire se si pensa alla prima istanza rivolta all’Autorità, con cui l’Associazione Nazionale Fotografi ha preteso la rimozione di un’immagine protetta da copyright sul sito km-zero.eu. Tutto sembra, ma non un caso di pirateria massiva. E ad esso sono seguiti altri casi controversi. Trapela soddisfazione anche dalle parole di Enzo Mazza, presidente del comitato Proprietà Intellettuale della Camera di Commercio USA, per il quale il regolamento contro il copyright presenta al mondo uno Stato compatto che si fa realmente promotore di un’azione di contrasto contro la pirateria digitale. L’unità di intenti che traspare dalle parole di Mazza non si riflette nella realtà. L’Agcom ha preso provvedimenti contro Cineblog, sito pirata contro cui la magistratura ha già agito, utilizzando la tecnica del blocco dei DNS, facilmente aggirata dai gestori del dominio. Dal canto loro gli USA sottolineano che l’industria dei contenuti ha perso miliardi a causa della pirateria online e lodano l’impegno dell’Italia in questo senso. Intanto, però, non viene evidenziata la scarsa rilevanza del fair use, istituto apprezzato dalla giurisprudenza americana, per il quale le opere protette da copyright sono disponibili al pubblico come materiale grezzo senza la necessità di autorizzazione, a condizione che tale libero utilizzo soddisfi la promozione “del progresso della scienza e delle arti utili”. Per intenderci, il fair use potrebbe essere applicato per legittimare l’uso di brani coperti da copyright in video pubblicati su Youtube. Il condizionale è d’obbligo. Nella prassi non c’è una netta linea di demarcazione tra i casi ai quali potrebbe essere applicato il fair use e quelli caratterizzati da finalità lucrative. Per gli USA l’Autorità è riuscita a trovare un equilibrio tra la garanzia delle libertà su Internet e la protezione della proprietà intellettuale. Staremo a vedere.
Giannandrea Contieri
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